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2. Ma nel mentre che egli appunto si apparecchiava alla duplice impresa, d’Egitto e di Atene, una gravissima contesa si sollevò tra i suoi figli per le ragioni del principato. Conciossiachè, secondo gli statuti di Persia, il re non possa mai movere per la guerra senza avere prima designato il suo successore. Ma a Dario erano già nati tre figli, prima del proprio avvenimento al regno, per fatto della prima moglie di lui, figlia di Gobria; e altri quattro ne aveva poi avuti, dacchè regnava, da Atossa, figlia di Ciro. Il maggiore dei primi si chiamava Artabaze; de’ secondi, Serse: i quali, nati, come dicemmo, da duo diverse madri, fra loro contendevano del principato. E Artabaze allegava a sostegno dei suoi diritti il fatto di essere egli il primogenito di tutti quanti; e il fatto eziandio che, per legge costante di tutti i popoli, è il primogenito che deve sottentrare ai diritti regî del padre. Ma Serse dall’altro lato opponeva: che egli era figliuolo di Atossa, figlia di Ciro; e che Ciro era stato l’autore della libertà persiana.

3. Dario non aveva peranche esposta la sua opinione, allorchè comparve in questo mezzo a Susa Demarato; figlio di Aristone; il quale, dopo essere stato privato del regno di Sparta, aveva volontariamente esulato da Lacedemone. Quest’uomo, pertanto, avuta cognizione della disputa sollevatasi tra i figlioli di Dario, cercò subito (come porta la fama) di abboccarsi con Serse, e lo persuase a rinforzare la propria argomentazione con queste aggiunte: Che esso era nato quando già Dario regnava, e teneva nelle mani l’impero di Persia; laddove Artabaze era nato, quando Dario trovavasi ancora in condizione privata. Sicchè non era nè giusto nè conveniente