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berta, questo vaticinio: e ne ebbero in cambio da esu,

per il timore orrendo in cui vivevano del nome barbarico, una gratitudine imperitura. Quindi i Delfi consecrarono un’ara ai venti in Tuia; dove esiste un tempio dedicato a Tuia (44), figlia di Cefisso, la quale appunto dette il nome al luogo; e cercarono di placarli coi sacrifizi. Ma neppure oggi cessano i DelB (conforme al Benso di quell’oracolo) di dare opera alla placazione dei venti.

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179. L’armata dì Serse, scioltasi dal porto di Ter fu preceduta da dieci delle sue navi di miglior corso, le quali direttamente si spinsero sopra l’isola di Sciato; dove già si trovavano, in atto di esploratrici, tre navi elleniche, cioè, una trezenia, una eginetica, e un’altra attica. Le quali, non appena si avvidero dell’accostarsi delle navi barbariche, dettero volta e si precipitarono in fuga.

180. Ma la nave trezenia, comandata da un certo xino, fu tostamente inseguita e catturata dai Persiani quali avendo tirato a prora uno dei combattenti Greci; che era il più bello della frotta; spietatamente lo uccisero, arrecandosi a lieto augurio che il primo di que|fl Elleni, che avevano preso, fosse anche il piij binilo. La vittima poi di questo scempio si chiamava Leone; e dovette forse aver grado dell’accidente intervenutogli alla quali del suo nome.

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181. La nave eginetica, governata da Anesitlemo, motivo ai nemici di una qualche trepidazione, trovandosi io essa imbarcato un certo Pitea figlio di Ischenoo, il quale dette in quel giorno segni di una virtù

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