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costeggiavano le coste della lapigia, furono da una fariosa tempesta scagliati contro terra, e le loro navi ne andarono io pezzi. Onde esclusi d’ogni speranza di pili riafferrare la Creta, ivi rimasero dove erano stati gettati dall’onde, e ci fondarono la città d’Iria, mutato l’antico nome di Cretesi in quello di Iapigi Messapi (39), e divenuti continentali da insulari che prima erano. Avendo poi essi dalla città d’Iria condotte, e qua e là stabilite, diverse colonie; dicesi che moves-sero, molto tempo dopo, i Tarentini per rovesciarle, e che seguisse nel conflitto una grossa strage di questi. La piìi grossa strage di gente ellenica, di cui ci resti fino ad ora memoria (40): e non di Tarentini soltanto, ma ancor di Regini. Imperocché dei cittadini di Regio, accorsi per ordine di Micito, figlio di Chero, in aiuto de’ Tarentini, ne perirono in quella occasione più di tremila. Il numero poi dei Tarentini uccisi fu così grande che sfugge a ogni calcolo. E quel Micito testé da noi menzionato, fu un ministro del re Anaxilao, che rimase dopo la morte di lui investito dell’amministrazione del regno. Ma avendo in appresso dovuto sgombrarne, andò a ripararsi a Tegea in Arcadia, e dedicò in Olimpia quelle molte statue che tutti sanno.
171. Ma queste cose dei Regini e dei Tarentini voglio che sieuo dette come per digressione. E tornando alla Creta, i Presi raccontano che, dopo essere rimasta l’isola anticamente v6ta di abitatori, altre genti concorsero a popolarla, Eileni massimamente (41). Che durante la terza generazione dopo l’avvenimento di Minosse, ebbe luogo la grande impresa troiana, iu cui le milizie cretesi non si