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obblicrato a ripetere quello che si racconta, quantunque non sia obbligato a credere a tutto quello che si racconta. E detta osservazione mi valga per tutto il corso di questa Storia. Imperocché si arriva perfino a dire: che gli Argivi furono proprio quelli che chiamarono i Persiani nell’Eliade, in seguito al cattivo esito della guerra sostenuta coi Lacedemoni; parendo loro preferibile ogni altro male alla durissima condizione in cui eran rimasti.

153. In Sicilia andarono altri legati della confederazione ellenica per trattar con Gelone, e fra essi era un certo Siagro rappresentante di Sparta. Progenitore poi di Gelone fu un tale abitante di Gela, oriundo dell’isola di Telo, posta proprio a fronte del promontorio Triopio; il quale si unì coi Lindi di Rodi, e col loro duce Antifemo, quando essi mossero alla fondazione di Gela. E i suoi discendenti, nel progresso del tempo, ebbero il costante ufficio di gerofanti delle Dee infornali; ofEcio primitivamente ottenuto da uno dei loro maggiori, detto Teline; e ottenuto in questa maniera. Perocché, essendosi una volta rifugiati a Mactorio, città sovrastante a Gela, alcuni cittadini Geloni ribellati e vinti; Teline riuscì di ricondurli alla patria, non soccorso da verun argomento umano, ma per sola virtù di certi riti attinenti al culto di quelle Dee. Donde egli però questi riti scovasse, o come se ne impadronisse, mi sarebbe davvero impossibile di affermarlo. Ma il fatto è, che affidatosi interamente alle sacre sue arti, riuscì nel proposito: ma a condizione che i propri discendenti ottenessero l’ufficio perenne di gerofanti delle Dee infernali. E tanto più mi meraviglio, quando odo che Teline sia stato capace di far quel che fece, attesoché imprese di tal maniera non sogliono pe^l

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