Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/107


— 95 —


commissione di cui erano incaricati. Ai quali gli Argivi risposero: Sè essere prontissimi a fare tutto quello che si chiedeva da loro, purché avessero potuto prima conchiudere una tregua di trent’anni coi Lacedemoni, e purché si affidasse ad essi il supremo comando sulla metà delle forze confederate. Perchè, quantunque in diritto questo supremo comando spettava lor per intiero, si acquietavano a dimezzarlo (29).


149. In tali termini, adunque, dicono che rispondesse il senato, nonostante la proibizione fatta agli Argivi dall’oracolo di stringer patto cogli altri Greci. Ma più che il timore di Apollo pare che prevalesse in quelli la brama di conchiudere coi Lacedemoni una tregua di trent’anni, affinchè la generazione di fanciulli sopravissuta allo eccidio avesse il tempo di diventare una generazione di uomini. Dappoichè, se doveva loro mancare il beneficio di quella tregua, troppo fortemente temevano; che a tutti i danni sofferti aggiungendosi anche il malanno della guerra persiana, nissun’altra via ormai restasse loro possibile fuorché il sottomettersi interamente all’arbitrio dei Lacedemoni. Alle proposizioni poi messe avanti dal senato argivo, dicono che fra i legati ellenici, replicassero quei di Sparta: Che in quanto allo affare della tregua desiderata con Lacedemone, riferirebbero al popolo. Ma rispetto all’altro punto, del supremo comando delle forze alleate, avevano già espresso mandato di subito rispondere e dichiarare: Che gli Argivi avendo un solo re, e gli Spartani invece possedendone due, non era conveniente che nè l’uno nè l’altro potesse esser lasciato in isciopero in prazia altrui. Il che però non toglieva che, nei comuni consigli, non fosse concessa al re d’Argo una voce uguale