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quest’ultima via: la Chiesa non doversi abbandonare; doversi, anzi lasciare a’ futuri secoli solenne esempio di ecclesiastica costanza; d’altra parte l’imperatore non aver ricevuto la corona incondizionatamente, ma bensì, sotto condizioni e patti giurati; esser seguìto un vero contratto fra lui, quando fu eletto imperatore, e il popolo cristiano; incontrati obblighi scambievoli: il popolo aver dato il giuramento di fedeltà condizionato al mantenimento de’ patti riguardanti principalmente la libertà e difesa della religione: di sua natura la Chiesa esser madre e tutrice dei cristiani; aver essa ricevuti i giuramenti imperiali in nome proprio e del popolo: non convenire al popolo svincolarsi da sè de’ suoi giuramenti, ma sì spettare al Capo della chiesa il provvedere alla salute di lui e della sua religione, siccome interprete e giudice de’ giuramenti: perciò esso il sommo pontefice essere oggimai obbligato in coscienza, sì per la causa della Chiesa come per quella del popolo fedele, di pronunziare la sentenza, dichiarando l’imperatore mancato a’ suoi giuramenti, e per conseguente il popolo disciolto altresì egli da’ suoi. Questo è il fondo e la vera spiegazione del consiglio dato unanimemente da tutto il sinodo al sommo pontefice Gregorio VII1. Gregorio pertanto, stretto dalla propria coscienza, scomunicò Enrico IV, e dichiarò i suoi sudditi sciolti dal loro giuramento di fedeltà l’anno 1076.

90. Questo gran fatto segna l’epoca, come ho già detto, del periodo di rifacimento della Chiesa. Esso fu il segnale di una terribil battaglia: la Chiesa sollevava la testa oppressa tanto tempo da un giogo ignominioso, e ciò dovea necessariamente dar cagione ad una disperata pugna fra l’oppressa, e la forza opprimente. Non trionfò se non dopo tre secoli di combattimenti. Svincolatasi con fortezza dalla servitù del potere laicale, il grande scisma d’occidente la dilacerò. Non appena fu estinto, che vennero le eresie del settentrione; e solo col concilio di Trento la Chiesa cominciò a riposare. Intanto le due gran massime di Gregorio VII, cioè la libertà dell’ecclesiastico potere, e la costumatezza de’ Cherici, fur poste immutabilmente: e la prima portò subitamente il suo frutto, dando forza alla Chiesa e valore di trionfare di tanti nemici; e il Concilio stesso di Trento frutto di lei si può nommare, dopo il qual Concilio cominciò sensibilmente a fruttare anche la seconda massima colla correzione che si venne facendo della disciplina clericale e de’ costumi.

91. Questa triplice orrenda lotta colla prepotenza, collo scisma e coll’eresia, era inevitabile. Lo scisma e l’eresia erano figlie della prepotenza, e sopravvivevano alla madre. Di tutti questi mali esisteva il seme fecondato, quando Gregorio VII ascese sul trono il rimedio fu potente, fu pronto; ma era impossibile che arrivasse tanto presto colla sua azione, da impedire lo scoppio di que’ mali che erano imminenti: se non potè impedirli que’ mali, egli giunse però a vincerli. La Chiesa fu trovata da Gregorio in uno stato simiglievole a quello, in cui si trova la terra nel punto del solstizio invernale — Sebbene l’astro vivificante, giunto al suo massimo allontanamento dal cerchio, che sovrasta alle nostre regioni, ritorni da quel punto estremo in-

  1. Tale dottrina di Diritto pubblico era comune in quel tempo fra’ Cristiani, e nessuno la metteva in controversia. I re erano realmente costituzionali, sebbene non fosse inventata questa parola. Il Concilio parlò supponendolo. Ecco le parole del Concilio riferite da Paolo Benriedese nella Vita di Gregorio vii. Narra che, detta ch’ebbe il Pontefice un’orazione gravissima a’ Padri, informandoli dello Stato delle cose, essi esclamarono: Tua, sanctissime Pater censura, quem ad regendum nostri temporis saeculum divina peperit clementia, contra blasphemum, invasorem, tyrannum, desertorem, talem sententiam proferat, quae hunc conterat, et fvtvris, saecvlis transgressionis cavtelam conferat. — Tandem omnibus acclamantibus definitum est, ut honore regio privaretur, et anathematis vinculis tam praenominatus Rex, quam omnes assentanei sui colligarentur. Accepta itaque fiducia, Dominus Papa, ex totivs synodi consensv, et judicio, protulit Anathema.