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Concili deplorabili del secolo precedente; e di quelle decisioni, onde tante magistrature cittadinesche giudicando in materia di religione rinunziarono alla fede dei loro padri. I Vescovi aveano perduto il loro voto; la potestà laicale se l’avea divorato. E dopo ciò, qual maraviglia de’ preti costituzionali di Francia, e del mostruoso sistema della Chiesa Nazionale?

69. Sì; convien finire con una Chiesa nazionale, allorchè l’episcopato non si considera quasi più come il corpo de’ pastori, ma come il primo degli Stati; allorchè egli è divenuto una magistratura politica, o un consiglio di Stato, o un’accolta di cortigiani: e questa nazionalità della Chiesa, che esiste in fatto assai prima che in formalità, è direttamente l’opposto, è la distruzione intera di ogni cattolicità. In che modo il Capo della Chiesa cattolica, geloso di lei, sposa del solo Cristo, si affratellerà di buon animo con simili Vescovi nazionali o regi? Non si trova in questa sola dimanda una abbondantissima ragione de’ limiti messi dal Romano Pontefice al potere de’ Vescovi, e delle riserve pontificie che divennero pure lungo argomento di tante querele e di tante calunnie1? O ci avrebbe avuto altro mezzo di salvare la Chiesa nella dissoluzione di tutte le sue parti, nella divisione di tutti i suoi Vescovi, fuor di quest’uno, di rendere cioè più forte e più attivo il centro della medesima? Non era urgente in tali circostanze che il Capo de’ Vescovi stringesse a tempo quelle redini ch’essi lasciaronsi così miseramente cader di mano, acciocchè non precipitasse il carro celeste nella voragine? In fatti, se rimane alcun che di libertà nella Chiesa (e senza libertà la Chiesa non esiste meglio che l’uomo senz’aria di cui respira), questo poco che rimane non è presso a’ Vescovi soggetti a principi cattolici, ma si è tutto concentrato nella sedia Romana, salva forse la libertà che gode la Chiesa presso gli Stati uniti d’America, o in altre regioni acattoliche; quivi sotto il cattolicismo respira ancora in qualche modo. Dico in qualche modo; perchè tutto si è fatto, tutto si fa per trarre nell’ignominia de’ ferri universali anche il Pontefice Romano; e s’egli è libero, non è libero che di giorno in giorno e sempre stanco da’ combattenti; è libero, ma come un Sansone nel mezzo de’ Filistei, a patto che spezzi incessantemente e prodigiosamente le sempre nuove ritorte che gli si avvolgono intorno. E pure egli è libero; sì, egli è libero ancora a malgrado di tutte le transazioni che è costretto dolorosamente di fare con que’ «re della terra che si stanno intorno a lui, con que’ principi che sono convenuti insieme contro il Signore, e contro il suo Cristo (Ps. iv);» ma appunto perchè egli è libero, appunto perchè è indomabile, essendo superiore la virtù che il sorregge, alla potenza degli uomini, appunto per questo si è che «fremono le genti, e che i popoli meditano cose vane;» appunto per questo si leva la terra tutta, e fa impeto in lui solo tutto l’inferno, e non ha altra rocca inespugnata, in cui volgere le sue macchine: appunto per questo si è che le dissensioni tante degli uomini subitamente si attutano, ove si tratti di unirsi insieme ai danni del capo visibile della Chiesa. E appunto per questo si è ancora, che non pure gli empi, non pure gli eretici, non pure i regna-

  1. I re francesi per esempio s’erano messi in testa, che morendo un Vescovo dello Stato, succedessero essi ne’ diritti del Vescovo per conferire i benefici semplici ecc. Può egli giovare alla Chiesa che i diritti di Vescovi venuti in tale condizione sieno molto estesi? e non più tosto che sieno moderati; acciocchè la Chiesa difendendo qualche residuo almeno di sua libertà, possa dire al re, quello che Gregorio ix scriveva all’Imperatore Federico ii, Esto quod in collatione Beneficiorum morientibus succedas, ut dicis, Episcopis: majorem in hoc ipsis non adipisceris potestatem (appresso Oderico Raynaldo, all’anno 1236). Le quali parole sono volte dal Pontefice ad un Sovrano che voleva appunto aver più diritti in Sede vacante, che non avesse il Vescovo stesso!! I Legisti francesi poi, i così detti prammatici, sostengono, che quand’anco il re trascuri di conferire i benefizi e così mandi l’anime de’ suoi sudditi in perdizione, il suo diritto non può essere però prescritto, nè provveduto in altro modo!!!!

Rosmini - Cinque Piaghe.7