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rimane egli stesso mostruosamente snaturato, mostrante due facce, crudele l’una, e l’altra fraudolenta, e due forme, militare l’una, e l’altra clericale; e in quel tempo il mondo rigurgita quinci di bande militari, quindi di un numero eccedente d’inutili Sacerdoti; allora i re sono in cospetto ai popoli: vi sono o per riceverne la sentenza capitale, o (che è più funesto a dire) per darla: non è più chi li concilii, chi congiunga le destre degli uni e degli altri, chi ne benedica i patti, e ne riceva i giuramenti, senza fede, come senza sanzione: ciascuno de’ due paventa e minaccia: prepara una battaglia campale, e in una battaglia tutta avventura. Qual maraviglia però se in Russia, in Germania, in Inghilterra, in Isvezia, in Danimarca e in altre nazioni, tostochè i principi già cattolici, dominati dal capriccio accidentale di qualche passione, vollero dichiararsi capi della religione, e dividere i loro stati dalla Chiesa; non trovassero quasi nessuna resistenza nell’episcopato, trovassero anzi ne’ Vescovi i ministri più zelanti dello scempio crudele che intendevano fare del corpo della santa Chiesa? Quegli scismi erano fatti prima che si facessero: non furono aggiunte che le formalità esterne, non fu cangiato che un nome: il potere ecclesiastico, che solo poteva impedirli, non esisteva più, fuso nel potere sovrano: i Vescovi avevano rinunziato ad esser Vescovi, per esser grandi di corte; e non solo s’erano divisi fra loro, divenuti emuli gelosi e rissosi; ma altresì dal loro Capo il romano Pontefice, e dalla Chiesa universale, a tutto preferendo la loro unione individuale col Sovrano; così avevano rinunziato ogni esistenza propria; e col fatto, anteposto di essere anzi schiavi di uomini mollemente vestiti, che Apostoli liberi di un Cristo ignudo. Ahimè, qual vista danno di sè oggidì le nazioni cattoliche! Quale sarebbe la unione e la generosità dell’episcopato, se entrasse nell’animo ad un sovrano di dividersi dall’unità della Chiesa!

68. E si osservi, che quand’anco la prostituzione de’ pastori primari non venisse a tanta estremità (sebben niente può arrestarsi nel mezzo, e ogni male siccome ogni bene nella società coll’opera del tempo dee svilupparsi e toccare gli estremi suoi); tuttavia l’aderenza ossequiosa de’ Vescovi a’ principi, e il continuo avvolgersi di quelli materialmente nei negozi di questi diminuisce mai sempre l’unione del corpo episcopale. Perocchè il Vescovo fatto ministro al principe, o certo reso persona influente ne’ politici affari, dee tenersi con circospezione con quelli che usan con lui, e anco co’ medesimi confratelli suoi nell’episcopato; egli diventa da quell’ora uomo cauto, taciturno, riserbato, di difficile abbordo. In tali circostanze tutti i partiti politici che si formano in una nazione, anzi tutti i sistemi che si seguono nelle amministrazioni, separano e squarciano in altrettanti pezzi il corpo episcopale; pezzi che talora aderiscono fra sè quanto alle forme esterne, per qualche tempo di pubblica tranquillità; perocchè le forme ecclesiastiche ritenute dall’antichità non pubblicano che fratellanza ed amore; ma che però non sono meno disgiunti e rotti nel segreto; e più sciaguratamente rotti, perchè coperti superficialmente col manto della pastorale mitezza. Che poi diremo dell’unione de’ Vescovi di più nazioni? Avendo cessato, in quanto al fatto, di essere Vescovi della Chiesa cattolica, essi non sono più che pontefici nazionali: e come il grado episcopale si è cangiato in una magistratura, in un impiego come tutti gli altri impieghi politici; così fanno anch’essi coi Vescovi stranieri, e colla stessa Chiesa di Dio le loro guerre e le loro paci, le loro tregue e le loro ostilità. Già nei secolo xv videsi il più assurdo scandalo che siasi mai veduto nella Chiesa; congregarsi un concilio diviso per nazioni, nel quale, rinnegata col fatto la potestà che i Vescovi hanno ricevuto da Cristo di essere giudici della fede e maestri in Israello, si tolsero a decidere le controversie dogmatiche del cristianesimo non già a voti di prelati, ma a voti di nazioni; e nelle assemblee di ciascuna nazione ammettersi a votare co’ Vescovi e Sacerdoti e laici alla rinfusa: preludio infelice di quelle tante diete e congressi di principi secolari che nel xvi secolo susseguirono in Germania, in occasione della riforma, ai