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44. Ah chi restituirà alla Chiesa un tal metodo, che è il solo degno di lei? Chi renderà alle scuole de’ Sacerdoti i suoi grandi libri, e i suoi grandi precettori? Chi sanerà, in una parola, la piaga sì profonda della insufficiente educazione del Clero, che indebolisce tutto giorno, e fa mandar lamentevoli gemiti alla bella Sposa di Cristo? Non altri che l’Episcopato: a lui fu commesso di reggerla, a lui dato il potere miracoloso di sanarla inferma: ma a lui unito insieme, e non fra sè sprezzato e diviso. L’Episcopato tutto in corpo si richiede alla grand’opera, congiunto in un solo volere, con una sola operazione. Or questa unione è appunto ciò che manca ai Pastori della santa Chiesa, in questi tempi di fraude; ed ella è una terza piaga della Chiesa, non meno anzi più crudele dell’altre due fin qui da noi dimostrate.


CAPITOLO III.

Della piaga del costato della santa Chiesa, che è la disunione de’ Vescovi.

45. Il divino Autore della Chiesa, prima di lasciare il mondo pregò il Padre celeste che facesse sì che i suoi Apostoli formassero insieme una unità perfetta, come egli e il Padre insieme formavano la più perfetta delle unità, avendo una stessa natura. Questa unità sublimissima, di che parlava l’Uom Dio in quella orazione maravigliosa che fece dopo la cena, poche ore prima della sua passione, era principalmente una unità interiore, una unità di fede, di speranza, di amore. Ma a questa interiore unità, che non può mancar mai intieramente nella Chiesa, dovea rispondere l’esteriore, come l’effetto alla cagione, e l’espressione alla cosa che viene espressa, e la fabbrica al tipo o disegno su cui viene fabbricata; «Un corpo ed uno spirito,» dice l’Apostolo (Ephes. iv, 4.); il che comprende tutto; perchè nel corpo viene significata la unità nell’ordine delle cose esterne e visibili, e nello spirito la unità nell’ordine delle cose che si tolgono a’ nostri sguardi corporali; «Un Signore, soggiunge, una fede, un battesimo: Un Dio e Padre di tutti, che è sopra tutto, e per tutte le cose, e in tutti noi (Eph. iv, 5, 6.)» Ecco di nuovo l’unità della divina


    tate; e soggiunge: «V’ha poi una duplice agricoltura: l’una che non si fa cogli scritti, l’altra che si fa cogli scritti. Nell’uno e nell’altro modo, l’operaio del signore che avrà seminato ottimo frumento, avrà fatto crescer le spighe, e le avrà mietute sarà veramente un divino agricoltore. «Operate, dice il Signore, non il cibo che perisce ma quello che rimane nella vita eterna». Ma pigliasi l’alimento e per via di cibo, e per via di parole. E veramente beati sono i pacifici, i quali or rimuovono dall’infelice loro stato coloro cui l’ignoranza combatte in questa vita ed in questo continuo errore, insegnando loro le cose contrarie, e il trasportano alla pace, che sta nel Verbo e nella vita che è da Dio; or coloro che sono affamati di giustizia, nutriscono colla distribuzione del pane» (Strom. I) Nel qual luogo vedesi come questo discepolo degli Apostoli unisce insieme la distribuzione del pane all’istruzione delle parole; ed anche più sopra avea paragonata l’istruzione all’Eucaristia. E tale è sempre la descrizione che egli fa del maestro delle cose divine; il vuole un divino operaio un pastore un ministro di Dio, e come tosto appresso soggiunge «una cosa sola con Dio medesimo! Origene, discepolo di Clemente, ha le stesse idee «Non dee dice egli, ascoltare la parola di Dio alcuno non santificato l’anima e il corpo; perchè poco appresso dee entrare al convito delle nozze: dee mangiar la carne dell’Agnello e bere alla tazza della salute». In Exod. hom. xi. Ecco la bella unione del Sacramento divinissimo e della parola! Giovi sentire un altro passo di questo grand’uomo nello stesso spirito: O voi, dice in una delle Omelie raccolte dalla sua bocca, o voi che siete avvezzi a star presenti ai misteri, ben sapete con qual cautela e rispetto ricevete il corpo del Signore, timorosi non forse la menoma particella non cada, perchè a grandissima ragione vi terreste colpevoli, se per negligenza vostra qualche bricciolo se ne perdesse: e se voi giustamente usate tanta precauzione per serbare il suo corpo, credete voi che sia minor peccato dispregiare la sua parola? In Exod. hom. xxiii.