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mente (Strom. L. 1.). — Ma così operando, pochi saranno i Sacerdoti. — E bene, Clemente non ha risposta a fare a tale obbiezione, che solo questa: «Pregate dunque il Signore delle messe, acciocchè mandi degli operaj nella messe sua (Strom. L. 1.).»

42. Il principio di «dover comunicare nell’istruzione ecclesiastica la parola viva di Cristo, e non la parola umana e una parola morta,» produceva ancora un’altra conseguenza. Tutte le scienze venivano spontaneamente a subordinarsi a lei, e a ricever da lei l’unità, prestando ella servigio ed omaggio a Cristo, e disponendo gli animi e le menti a meglio sentire la bellezza e la preziosità della sapienza evangelica. Non si davano adunque due educazioni, l’una pagana e l’altra cristiana, l’una delle scienze profane e collo spirito profano, e l’altra delle scienze ecclesiastiche, l’una opposta e nemica dell’altra; non si guastavano i giovanetti, infondendo ne’ loro animi lo spirito degli scrittori gentili, e i torti ed umani fini dell’operare, per correggerli poscia e dirizzarli colle massime cristiane ed ecclesiastiche, ma un fine solo, come una dottrina sola, quella di Cristo; ella dominava sempre tutto: anche gli studî profani servivano così a rinfervorare la loro fede; ed era con tal metodo che vedevansi uscire dalle scuole de’ Panteni gli Origeni, e dalle scuole degli Origeni i Gregorî Taumaturghi1.

43. Nel tempo però che tutto riceveva unità dall’unità del principio, dall’oggetto unico proposto a studî veramente cristiani; quel vero e salutare principio rendea gli studî stessi completi e universali, tutto abbracciava, e specialmente tutta la Religione, i suoi arcani misteri, i suoi profondi principî, le sue grandi massime, il suo intero sistema in una parola: non ci avevano delle esclusioni arbitrarie, delle eccezioni ingiuste per certa parte di dottrina, e delle predilezioni per cert’altra: la parola di Cristo amavasi, o cercavasi sola, e perciò volevasi penetrare tutto ciò che in quella parola indagar si potesse: e perchè in quella parola si cercava la vita nascosta, amministravasi mescolata colle preghiere, colle sante lagrime, colla liturgia, onde derivavasi la grazia che in un modo soprannaturale pasceva di luce divina le menti insaziabili di giustizia2. ROSMINI-Cinque Piaghe. 5

  1. S. Girolamo dice, che Origene si serviva delle scienze profane per tirare alla fede i filosofi e le altre persone dotte che il venivano ad ascoltare (D. V. M. c. 54). Gregorio Taumaturgo, il più illustre de’ suoi discepoli, nell’Orazione che pronunziò nella fine de’ suoi studî in lode del suo maestro (Thau. in Orig.) narra il metodo tenuto da Origene a formarlo, nel quale apparisce, come quel grand’uomo avea cominciata l’educazione dal correggere i suoi costumi; quindi l’avea introdotto nelle varie scienze date in modo che fossero tutte ordinate a preparare e fortificare la fede nel suo alunno. Origene non si serviva di compendî, ma leggeva insieme con lui tutti i principali filosofi, facendogli discernere dentro da essi continuamente la verità dall’errore: e dopo questi studî preliminari, co’ quali si apparecchiò la mente e l’animo del giovanetto, e si mise in esso il desiderio di più alte e più perfette dottrine, gli aperse finalmente dinanzi le sacre carte, onde gli fece attingere le dottrine di Dio. So bene che i compendî non si possono a’ nostri tempi abbandonare; ma so ancora che con questi soli non si farà mai nulla; non si giungerà nè pure a mettere un giovanetto sulla via maestra del vero sapere. L’uso de’ compendî adunque non può essere che quello di riepilogare in breve ciò che fu veduto in grande ne’ grandi autori; conviene leggere e spiegare questi, non si possono leggere e spiegare tutti, lo so: ma si possono leggere e spiegare in parte, e una parte può bastare a inspirare il discepolo, a fargli acquistare alcun concetto della grandezza della sapienza cristiana, come dal piede di Ercole si potè indurre che uomo egli fosse — Ma non si avranno in tal modo i contorni della scienza tutta — Quando si tratti di soli contorni, a questo ufficio suppliscono i compendî: questo è il loro legittimo uso, e nulla più. La scienza che il giovane con tal metodo riporterà dalle scuole, sarà simile ad un quadro veduto disegnare al maestro, e veduto anche in una parte a dipingere; ora gli rimane da finir egli il quadro a quel modo che ha veduto il maestro colorire.
  2. Clemente Alessandrino parlando nelle sue opere dello studio delle scienze, sempre vi unisce i Sacramenti di Cristo. Egli vuole, che il maestro sia non un semplice istruttore ma un agricoltore che si piglia ogni cura e pensiero delle pianticelle da lui pian-

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