Pagina:Delle biblioteche e dei libri popolari.djvu/24


— 16 —


dei pregiudizi e ai suoi bambini raccolti amorosamente a sè d’intorno insegnerà verità da lei stessa poco prima ignorate: essa diverrà l’apostolo della sua casa; nel libro forse dopo una giornata di stento troverà un conforto inatteso, dopo la sciagura un’ ora di consolazione, dopo il pianto un sorriso.

Le scuole sono una preparazione e un indirizzo al quale bisogna far seguito e complemento con appropriate cognizioni sociali e tecniche; la pianta (come fu detto benissimo con bella metafora) chiede aiuto costante, benignità continua di terreno e di cielo1. Se vuolsi che il popolo non fallisca la via e il poco appreso non rivolga a danno del consorzio civile, fa d’uopo dirigersi al cuore e all’intelletto con un

  1. S’insegna leggere alla generazione futura e si spera forse che questi nuovi letterati faranno buon uso della scienza acquisita per istruirsi in ciò che loro spetta di sapere. Ma parmi questa una vana speranza. I contadini lombardi hanno tutti o pressochè tutti frequentato nell’infanzia loro le scuole comunali; ma sino a che in coteste scuole non s’acquista altro che uno strumento per imparare ciò che veramente è necessario a sapersi, non si può sperare che il giovanetto licenziato dalla scuola perchè ha raggiunto il 12° anno di sua vita è rimandato alle fatiche e alle sofferenze domestiche col solo vantaggio di poter leggere, scarabocchiare il proprio nome ed eseguire le due prime operazioni dell’aritmetica, non si può sperare io dico che esso impieghi utilmente il suo magro corredo di cognizioni per acquistarne altre indispensabili ad un popolo che vuol essere libero. Ciò che deve invece accadere e che accade di fatto si è che il giovanetto stesso che sapeva leggere a 12 anni, non lo sa più passati i 20. C.a Trivulzio Belgiojoso, Osservazioni sullo stato attuale d’Italia, ecc.