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discutere; ma essi sono sempre intenti a preparare la pappa ai maestri, e non si danno alcun pensiero di tutto quello che non è analisi o logica o grammaticale. — Seguitino essi la loro via; noi, più solleciti all’educazione popolare che non della scuola obbligatoria, conchiuderemo che il Governo ed i Comuni non possono bastare a diffondere la istruzione e la civiltà; che è necessario il concorso delle associazioni private; ma che la forza migliore, quella che è civilizzatrice per eccellenza, è l’opera degl’individui. — Finchè alla scuole non si penserà come nelle minime frazioni de’ Comuni si pensa alla chiesa, essa non porterà que’ frutti che tutti si aspettano. Non basta che si moltiplichino le scuole, fa d’uopo anzi tutto che queste si migliorino, ed allora soltanto ciò avverrà quando il popolo potrà dire: la scuola esiste, non perchè il Comune la faccia essere, ma perchè la domandammo, e vi contribuimmo noi padri di famiglia che desideriamo vedere i nostri figliuoli istruiti. I quali perciò abbiamo diritto e dovere di invigilarla. — Fra le questioni economiche questa è importantissima; gli è tempo di combattere i pregiudizi non già del popolo, ma di coloro che pretendono esserne i consiglieri e gli educatori, i quali hanno fede nella gratuità dell’istruzione, e per poco, siccome pretendono di darvi gratuitamente il pane dell’intelligenza, vi darebbero e la minestra ed il companatico pel sostentamento del corpo, credendo così di rendere più presto eguali gli uomini ed i cittadini. Alziamo finchè si può il povero al livello di chi ha, senza abbassare gli abbienti alla condizione di chi nulla ha.