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scelto il libro, pagandone il porto e ottenendo dagli editori condizioni più favorevoli.
Una particolarità che il signor Macé raccomanda assai nella pratica per il buon andamento delle Biblioteche si è, che ogni abitante del Comune possa facilmente e frequentemente consultare i cataloghi. Anche colui che non avrà mai pensato a leggere, sarà tentato ben di spesso dal titolo, ed i libri sepolti nelle scansie della Biblioteca comincieranno a rivedere la luce, se la loro esistenza sarà rivelata da cataloghi che si disseminano nel Comune. Talvolta per la trascuranza di simili particolari muoiono le istituzioui più utili e meglio immaginate.
Un altro punto che non deve essere trascurato si è che il contadino non apprezza se non quel che si paga. Perciò la gratuità della lettura sarebbe nella più parte de’ casi un pessimo mezzo di assicurare il successo delle Biblioteche. Nell’interesse stesso delle popolazioni giova di far pagare il fitto dei libri, poichè pagandolo si può essere sicuri che si leggerà. Avviene qui lo stesso che dicemmo dell’istruzione. Vi ha ancora una ragione morale che ha maggior importanza. Il contadino confonde sempre la gratuità coll’elemosina, e siccome egli apprezza molto il denaro, così non vuole che altri creda che nol possa pagare; epperò in questo orgoglio potrebbe trovare una scusa per non richiedere alcun libro. Se al contrario ne paga la locazione, qualunque essa sia, più illusoria che reale, allora non vedrà altro nel prestito del libro che uno scambio di servigi; una tassa di cinque centesimi per volume, od una associazioue di due o tre lire per anno garantirà gli abitanti della campagna da ogni specie di suscettività, senza che la spesa alieni alcuno dalla lettura.
Questa pratica è costantemente seguitata da tutte le