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sogno. Finalmente ciò potrebbe pur contribuire a semplificare la nostra amministrazione. Sì, per l’appunto la nostra Biblioteca deve giovar eziandio alle carceri ed alle caserme, e potrà servire per i premii nelle scuole popolari. I comuni avrebbero sicurezza nella scelta e buon mercato; giacchè il profitto a cui mira la società non è di moltiplicare i suoi capitali, ma di allargare il benefizio della civiltà.

Donde si può di leggieri argomentare che le edizioni dovrebbero farsi a più migliaia di esemplari; non men di ventimila, perchè dal grande smercio si ha il buon prezzo a cui si potranno vendere i nostri libri.

Finalmente la società dovrebbe pubblicare un giornale ebdomadario col titolo della società stessa, il quale faccia sommariamente conoscere gli atti de’ varii comitati, esponga in sunti brevissimi le notizie intorno alle scuole serali ed alle conferenze popolari, proponendosi di far comprendere come queste scuole sieno tutt’altra cosa dalle scuole de’ piccini, indi dia le notizie delle scoperte scientifiche, le quali possano giovare all’avvenire industriale ed economico della patria nostra, e tratto tratto ancora cenni bibliografici de’ libri i quali possano essere utili alla cultura del popolo.

Un’altra via, in apparenza più facile, venne seguìta dalla Direzione della Biblioteca circolante di Prato (la quale è la prima che siasi stabilita in Italia ed esiste fin dal 1861), la via di raccogliere le interessanti attualità della stampa italiana ed i libri più utili e più istruttivi all’oggetto di formare una Biblioteca circolante per la istruzione del popolo. La stessa Direzione rivolse per lettera una parola ai giornalisti, editori, librai. «I giornali, scrive, gridano da ogni parte che occorre educare e istruire il popolo, e noi lavoriamo a tal uopo; ma se dessi non ci aiutano anco coi fatti oltre che colle parole, i più bei