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scientifica della gioventù. Il Politecnico di Milano (fascicolo di gennaio e febbraio 1866) scriveva queste parole, che fanno al nostro proposito:
«Una delle prime cure del Governo dovrebbe essere quella di istituire delle Biblioteche per la prima gioventù, e nelle grandi città, dove esistono più Biblioteche, destinarne immediatamente una ad uso de’ soli giovinetti, escludendoli dallo Biblioteche maggiori. Non diciamo questo unicamente pel disturbo ch’essi recano al pubblico. Una sorveglianza più attiva e una disciplina più rigorosa di quelle attualmente vigenti nelle sale di lettura, basterebbero a rimediarvi. È da un ordine d’idee superiore a questo che siamo indotti a farne la domanda. È egli umanamente possibile che in queste immense raccolte di libri tutti gli impiegati conoscano tutte le opere che ad ingegni non ancora maturi possono riuscire pregiudicevoli, oppure contengono offesa al buon costume? Le circolari che raccomandano simili cautele saranno bellissima cosa, e certo mirano ad un fine degno del più alto encomio; ma nella pratica si possono esse sempre eseguire? Troppo di frequente e involontariamente avviene il contrario. Più volte vanno in lettura libri osceni d’autori perfettamente sconosciuti alle persone addette al servizio. Inoltre come si può egli pretendere (specialmente com’è ordinato adesso il servizio delle Biblioteche) che gli impiegati che distribuiscono i libri sappiano giudicare se l’opera richiesta da un giovinetto sia superiore alla sua intelligenza, e, riconosciuto questo, si prendano l’amorevole cura di suggerirgli quella che per lui sarebbe più adatta e più profittevole? Come si vuole che gl’impiegati si avveggano e distinguano s’egli chiede un libro per aumentare e allargare la sfera delle sue cognizioni, oppure per schivare la fatica dello studio? Quante domande inconsulte non fanno essi