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buon mercato. Ora dove sono questi, e quanti sono da poter bastare all’uopo? Quelli che oggidì corrono per le mani del popolo, fatta eccezione degli scolastici, sono assai pochi: nè tutti da meritare il titolo di popolari. Finora furono pascolo al lettore popolano I Reali di Francia, Le avventure di Guerrin Meschino, Paris e Vienna, La bella Magalona, La vita di S. Giosafatte, e simili. Gli altri libri che sarebbero veramente popolari pel dettato e per la sostanza, o nol sono pel prezzo, o per l’ignoranza stessa del popolo.
Che vuoi? Il popolo lesse e continua a leggere quello che Io diletta e che si può procacciare con pochi soldi. Ora appunto i libri che ho nominato costano pochi quattrini, e sono portati al casolare del contadino dal merciaio ambulante; d’altra parte sono scritti con tanta semplicità, che Gaspare Gozzi confessa di averne letto alcuno con singolare diletto; figùrati poi il popolo il quale ama quel maraviglioso e quel fantastico che qui abbonda!
Il popolo adunque legge que’ libri, perchè gli piacciono, gli costano poco, li trova sempre che li voglia, e non ne ha altri, e niun si cura di presentargliene de’ migliori. — Ma non esistono anche presso di noi copiose collezioni di opere che si dimandano Biblioteche popolari a buon mercato? Sì, ma esse sono lontane, e per molto intervallo, da quello che fa mestieri per noi. Esse s’intitolano popolari, ma chi ha dato loro il diritto di appellarsi così? Il benemerito editore Giuseppe Pomba fin dal 1829 ideava una Biblioteca popolare, la quale doveva comporsi di più centinaia di volumi. La prima serie contiene cento volumi e tutte opere eccellenti, ma appena una decima parte potrebbe esser letta con frutto dai nostri lettori artigiani. L’editore ha giovato assai all’incremento de’ buoni studi, specialmente in Piemonte, incivilendo la classe media. Ma