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renze o lezioni popolari1. In quella guisa, o signori, che noi dai rendiconti critici de’ giornali giudichiamo della convenienza del libro che ci procacciamo, così deve l’uomo del popolo apprendere da questa esposizione se il nuovo libro gli ha da piacere o no, e quindi se ha da chiederlo.
Questo, o signori, riguarda il cominciamento dell’istituzione. Avviata la cosa, converrebbe poco per volta introdurre una piccola quota per ogni acquisto che si fa. Supponete che si abbia in animo di acquistare una di quelle opere che non han da circolare, ma da star ferme, una di quelle opere che si consultano, ma non si leggono d’un fiato, un ampio dizionario della conversazione; si congrega tutto il popolo de’ lettori, si espone il bisogno, si fa conoscere l’utilità, si chiede un sussidio al comune; indi si fa un appello a tutti i lettori. Se questo si farà bene, si potranno avere in un anno delle somme anche cospicue, spillate quasi a centesimi.
Il giorno in cui una metà del denaro necessario sia raccolto, si acquisti l’opera colla promessa di pagare entro un anno l’altra metà. Ed il giorno in cui l’opera entra nella Biblioteca si faccia una grande adunanza, si mostri quale utilità possa dare, quali curiosità appagare; quell’opera sarà tanto più volentieri consultata quando il popolo potrà dire: è nostra, fu acquistata col nostro danaro.
Insomma sarebbe bene che poco per volta venisse ad introdursi il principio del concorso di tutti, della proprietà in comune, dell’associazione libera, e ad escludersi la gratuità, che avvilisce, che è nella pratica così perniciosa quanto il protezionismo ed il comunismo e l’accattonaggio che son tutt’uno.
- ↑ Intorno a questa veggansi i Saggi pedagogici di Pasquale Villari, editi dal Paravia.