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Conviene che il primo che legge un’opera e che ne magnifica i pregi ai suoi amici e compagni, possa dire a questi: andate, ma fate presto, che anche voi potrete leggerla. Questo è assolutamente essenziale, noi vogliamo creare un’abitudine nuova, bisogna che offriamo facile la via; guai se fin dalle prime non possiamo appagare la nascente volontà del leggere! Cristo disse della sua legge: il mio giogo è leggiero e soave. Appunto perchè sapeva che le prime difficoltà sono quelle che alienano maggiormente gli animi. La lettura de’ libri è molto più proficua quando essa è contemporanea in molti lettori. L’osservazione sfuggita all’uno sarà stata rilevata da un altro; l’uno miete e l’altro spigola. I libri popolari hanno anch’essi bisogno dei loro commentatori e chiosatori i quali facciano palesi le bellezze che son recondite. Ora coteste chiose non si possono fare altrimenti che negli amicali colloquii e ne’ convegni fortuiti degli operai. Dunque v’incito, o colleghi, a votare questa massima fondamentale, che dovrebbe essere l’articolo primo dello statuto delle Biblioteche:

Voto 4° — Le Biblioteche si inizino con poche opere, ma a più esemplari.

Per la qualcosa non fa mestieri d’avere nè sale, nè scaffali, nè grandi cataloghi. Ma un semplice registro, nel quale il custode de’ libri scrive il nome de’ lettori che aspettano il libro. Quindi niun nuovo libro deve acquistarsi o mettersi in circolazione finchè i primi non abbiano fatto il giro di tutto il paese; e questa avrebbe ad essere la seconda massima. La terza sarebbe che l’introduzione d’un nuovo libro sia fatta con una tal quale solennità, mercè la quale si dèsse al popolo de’ lettori una prima idea del libro stesso. In questo modo la nostra istituzione ne rasenta un’altra, moderna, anzi de’ giorni nostri, quella delle confe-