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però per l’appunto il Governo di Francia, il quale oltre del sussidiare le Biblioteche popolari a preferenza con libri che con danaro, creò una Commissione permanente per la scelta de’ libri, acciocchè questa presentasse le migliori garanzie1. Il Governo nostro seguita la via più comoda, di spedire un mandato di cento lire per il primo impianto. Assai più utile reputiamo il concorso diretto; e per fermo, due ne paiono essere i vantaggi: il primo si è che il Governo potrebbe così concorrere all’educazione nazionale e politica, chiamando tutto il popolo ad istruirsi sopra un medesimo libro: poniamo ad esempio che 100 Biblioteche s’abbiano ad aprire in sul cominciare del vegnente anno scolastico; è egli meglio che in tutte queste Biblioteche vi figurino gli stessi libri, o libri varii? Io per me propugno l’utilità di questa istruzione precipuamente sotto il rispetto dell’unità politica che può venire di per sè cementata od accresciuta mercè l’istruzione. O signori, quando tutto il popolo d’Italia avrà letto i Promessi sposi ed i Ricordi d’Azeglio, quando dello spirito di questi due libri, che per me rappresentano la letteratura italiana del secolo nostro, sarà informata la nazione; quando intorno ai pregi loro potrà discorrere l’abitante di Siracusa coll’operaio biellese, io dirò allora abbiamo l’unità anche morale dell’Italia. Ma se invece in Piemonte si legge un libro che non è conosciuto in Liguria, l’effetto sarà dimezzato. Franklin, che fu il primo ad ideare una Biblioteca popolare, così ragionava co’ suoi compagni della tipografia in cui lavorava: «Noi siamo dodici, se ciascuno mette in comune un volume, noi avremo a nostra disposizione dodici volumi.» Egli ra-

  1. La Commissione è presiedata dal segretario generale del Ministero, ed è composta di membri dell’Istituto, di professori, di uomini di lettere e di ecclesiastici appartenenti ai varii culti.