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Prefazione


Per molti politologi, lo "stato" si caratterizza per il monopolio del "politico", esercitato da un lato attraverso le norme del diritto intese a impedire ogni forma di arbitrio, dall’altro attraverso un’amministrazione burocratica fondata sulla gerarchia e la professionalità1.

Sollecitati dalla crescita ipertrofica delle strutture burocratiche nelle società contemporanee, negli ultimi decenni molti studiosi si sono volti ad analizzare la natura e il modo di essere dell’amministrazione, il suo funzionamento, le modalità storiche e giuridiche del suo costituirsi. Le conoscenze, provenienti dagli orizzonti culturali più diversi, seppure gli apporti della storia, della sociologia e del diritto amministrativo siano da considerarsi preminenti, hanno messo in luce come nello "stato" e nei suoi apparati burocratici di potere vengano a riannodarsi in unità dialettica società, economia, diritto, cultura e politica.

Max Weber, riunendo in un insieme solidale, e dando ordine e coerenza a elementi derivanti da differenti discipline, mise in risalto i tratti comuni esistenti in tutte le amministrazioni, e li riunì in un tipo ideale che denominò burocrazia. Relativamente indipendente dalle forme dei regimi politici, aristocratici autoritari liberali, il processo di formazione delle strutture burocratiche sarebbe determinato dalla razionalizzazione dei rapporti sociali. Il potere amministrativo razionale-legale così costituitosi, tendendo al superamento del policentrismo del potere in favore di una concentrazione del medesimo ed eliminando l’influenza dei notabili locali a vantaggio della forza impersonale delle amministrazioni, verrebbe a configurarsi come caratterizzato da un’istanza, sempre più ampia, che finirebbe col comprendere l’intero ambito dei rapporti politici2. Max Weber definì questo accentramento, valido soprattutto a livello storico-istituzionale, come acquisizione del "monopolio della violenza legittima", e che, con Hans Kelsen, potrebbe esser detto di esclusivizzazione del potere coattivo3. Da questo processo, fondato sulla concomitante affermazione del principio della territorialità dell’obbligazione politica e sulla progressiva acquisizione della impersonalità del comando politico, attraverso l’evoluzione del concetto di officium, scaturirebbero in Europa, a partire dal XIII secolo fino alla fine del XVIII o agli inizi del XIX, e in stretta dipendenza dal mutamento sociale indotto e gestito

  1. Si veda, ad esempio, la definizione data da Matteucci, Stato.
  2. Weber, Wirtschaft, pp. 124 sgg., 551-579, trad. it, I, pp. 212 sgg., IV, pp. 58-101.
  3. Idem, Wirtschaft, p. 821 sg., trad. it., IV, p. 478 sg.; Kelsen, Reine.

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