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Introduzione

Tesoreria dalla Camera: lo sviluppo di competenze e funzioni amministrative autonome si profilò infatti molto lentamente e si lascia in qualche modo intravedere solo in seguito all’ordinanza regia del 27 ottobre 1277, con cui si prescriveva il trasferimento di tutto il tesoro reale nel castello di S. Salvatore a Mare o castello dell’Ovo, a Napoli, affidandone l’amministrazione ai tesorieri che qui dimoravano 971. È però solo la prima fase di un processo di differenziazione


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  1. II testo latino dell’ordinanza fu pubblicato da Minieri-Riccio, Saggio, I, pp. 151 sgg. (ripubblicato con numerosi errori in RA, 19, nr. 61, pp. 89 sgg.); quello francese da Durrieu, Notìce, pp. 1-34. Di tale ordinanza discute ampiamente Durrieu, Les Archives, I, pp. 86 sgg. Prima del 1277 non tutto il tesoro regio si raccoglieva nel Castel dell’Ovo: «Un employé de la Chambre remplissait l’office de trésorier et était chargé du maniement des fonds. A l’origine, ce trésoriers fut un templier, frère Arnould. Charles d’Anjou employait également les Hospitaliers de Saint-Jean de Jérusalem. Lorsqu’il avait des sommes plus considérables à garder, il mettait ses fonds en dépòt chez eux à Barletta» (Durrieu, Les Archives, I, p. 97). Fuorvianti le interpretazioni di Cadier, Essai, p. 218 sg., trad. it., p. 275, e di Trifone, La Legislazione, p. XXXIV. Il 18 giugno 1306 re Carlo II sollevò anche nominalmente il Gran Camerario dalla responsabilità del Tesoro, e la affidò ai tesorieri «ad recipiendum et expendendum fiscalem pecuniam ordinati»: Cadier, Essai, Appendice documentaire, n. XII, p. 298 sg., trad. it., p. 359 sg. Tale provvedimento va inteso non disgiuntamente da altri relativi a questa carica che finirono col segnarne l’evoluzione in senso meramente onorifico: abolizione dell’ufficio di Gran Camerario il 15 die. 1300 (edizione in Minieri Riccio, Saggio. Supplemento, Parte seconda, p. 10 sg., a mio avviso migliore che in Cadier, Essai, Appendice documentaire, n. IX, p. 295 sg., trad. it., p. 355 sg.), suo ripristino nel 1302, attribuzione di tutte la funzioni amministrative della carica a un luogotenente il 15 giugno 1306 (Cadier, Essai, pp. 224 sgg., trad. it., pp. 280 sgg.). In Delle Donne, Alle origini, a p. 52, affermavo che solo con l’ordinanza del 27 ottobre 1277, gradualmente, cominciava a profilarsi una distinzione delle competenze e delle funzioni amministrative del Tesoro e della Camera; in nota facevo poi notare come prima dell’ottobre 1277 già dimoravano nel Castel dell’Ovo i tre tesorieri, anche se «non tutto il tesoro regio si raccoglieva» in quella sede; Kiesewetter, Die Anjange, p. 423, mi fa invece affermare che avrei voluto «erroneamente» anticipare tale separazione di funzioni. Che i tesorieri fossero già precedentemente a Castel dell’Ovo si evince innanzitutto dall’ordinanza stessa, in cui il sovrano si rivolge loro dando per scontato il luogo della loro residenza: «Magistro Guillelmo Boucelli de Parisius clerico, Risoni de Marra de Barulo et Petro Burino de Andegavia receptoribus et conservatoribus Thesauri sui in Castro Salvatoris ad mare de Neapoli [...]», Minieri Riccio, Saggio, I, p. 151. Inoltre, il Minieri Riccio, nell’Itinerario, pubblica, nell’Elenco degli Uffizioli governativi del reame di Sicilia e delle diverse città rette da re Carlo I di Angiò ecc., la lista dei «tesorieri del re, i quali custodivano il regio tesoro nel castello del Salvatore a mare della città di Napoli, detto volgarmente dell’uovo»; e ai nomi di Pietro Boudin, maestro Guglielmo Boucel e Riso della Marra rimanda per ben tre volte al fol. 40 t. del registro «1268 A n. 1». Da Capasso, Inventario, p. 1, sappiamo che i ff. 38-43 di questo registro riguardavano i mesi di settembre-giugno 12761277 (tale datazione è confermata da Durrieu, Les Archives, I, p. 253), ed erano quindi relativi a un periodo anteriore all’ordinanza di ottobre. D’altra parte Minieri Riccio, Il Regno, XXV (1877), alla p. 28, riassume da «Reg. Ang. 1275, B. n. 23, fol. 111» un documento del 17 giugno 1276 (Capasso, Inventario, p. 36, ne conferma la datazione) in cui si ordina ad alcuni suoi «[...] consiglieri e familiari di portarsi al castello del Salvatore a mare, dove sta il Regio Tesoro, ed ivi prendere dal tributo venuto del re di Tunisi [...]». D’altronde - come avevo già a suo tempo sottolineato - la rilevanza del provvedimento del 1277 sta piuttosto nell’aver ribadito che tutto il tesoro dovesse essere concentrato nel Castello dell’Ovo, liberando la camera dalle funzioni di cassa, mentre in età federiciana, anche se già ritroviamo la tesoreria affidata in quello stesso castello a tre tesorieri (cfr. Tassone, Observationes, edizione 1632, vers. 3, obs. 3, Trib. XXII, Thesaurari 356, p. 177: «Tempore vero imperatoris Frederici legimus ordinatum, thesaurum debere conservari in castro Sancti Salvatoris, hodie dicti dell’ovo, tresque destinavit personas prò custodia, scilicet Angelum della Marra, Marinum de Valle, ac Ephremum della Porta ut in scriptura de anno 1229, in registro fol. 23»; anche dal frammento del registro federiciano del 1239-40 l’aerarium appare diverso dalla camera, cfr. Carcani, Constitutiones, pp. 318, 333, 346, 397 sg.; Carbonetti, Il Registro, pp. 413, 484 sg., 548 sg., 798 sgg.), le sue funzioni non sono ancora chiaramente distinte rispetto alla camera, come si evince dalle numerose richieste fatte ad Angelo della Marra, «custos erarii in castro Salvatoris ad mare», e ai diversi portulani del regno, di mandare alla Camera nostra «totani pecuniam quam habetis & habere poteritis in presenti statim receptis hiis licteris [...]» (Carcani, Constitutiones, p. 397 s, 16 aprile 1240; Carbonetti, Il Registro, pp. 798 sgg.). Heupel, Der sizilische, p. 113, sostiene invece che «auch jetzt ist daneben noch wie friiher die Bezeichnung curia, fiscus oder aerarium statt camera gebràuchlich», fraintendendo però Carcani, Constitutiones, p. 76 sg., I, 74, che è da riferire ai camerari di provincia. Recenti sintesi sull’età angioina, attente, in misura diversa, anche all’organizzazione istituzionale: Vitolo, Il Regno Angioino; Galasso, Il regno.