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Introduzione


del Toppi, egli afferma recisamente che Vinciguerra Lanario fu luogotenente della Sommaria molto prima di Alfonso e che sotto di questo fu primo luogotenente Nicola Antonio de’ Monti, patrizio di Capua, mentre era Gran Camerario Francesco d’Aquino, conte di Loreto 601.

Dopo il Giannone è opportuno riportare le osservazioni di Carlo Pecchia 61.2 Questi, anche se fu riconosciuto valente scrittore di poesie serie e giocose in lingua italiana e latina, tanto che il Napoli-Signorelli 623 poteva affermare che il suo ditirambo Carnevale fosse il solo degno di gareggiare col Bacco in Toscana del Redi, legò il suo ricordo soprattutto all’attività di storico. Sicuro conoscitore della storia e del diritto pubblico delle Due Sicilie, accortosi, a proposito della Camera della Sommaria, di incertezze e contraddizioni presenti nell’opera del Giannone, tentò di correggerne le mende e di ricostruire ex novo la storia di quella istituzione.

Egli stabilisce innanzitutto che, sotto Carlo I, ministro plenipotenziario in fatto di economia e finanze del Regno era il Gran Camerario, che presiedeva tra l’altro al tribunale dei Maestri Razionali. Lo stesso re {{|volendo rendere più copiosa, e più spedita la riscossione dei proventi fiscali, [...] statuì nel Castello dell’uovo così la sua Regia Tesoreria, come ancora una nuova Camera di conti composta di alcuni Uffiziali, che col titolo di Presidenti preseder doveano a’ semplici razionali, o siano computisti: imponendo a tutti i debitori [...], che colà rimetter dovessero [...] il denaro in Tesoreria, ed i conti al Gran Camerario, o al suo Luogotenente, perché questi coll’ispezione dei Presidenti [...] rimettesse al Regio Tesoriera le note dei residui certi, ed incontrastabili, per la celere esazione; indi passasse i conti così sommati al Tribunale dei Maestri Razionali, affinché costoro rivedendoli, provvedessero di giustizia sopra le rimanenti partite dubbie.

Inoltre i Maestri Razionali dovevano incontrarsi col Gran Camerario e con i Presidenti per concordare quanto potesse occorrere al servizio del Fisco. Tali disposizioni non ebbero luogo in Sicilia, per la rivolta che portò l’isola a staccarsi dal Regno di Napoli, mentre in questo restarono invariate sotto tutti gli Angioini, come dimostrano disposizioni, ordini e privilegi di re Carlo II, di re Roberto, della regina Giovanna IL Con costei è già chiaro che i conti erano rimessi ai Maestri Razionali solo per una supervisione e definitiva approvazione, in quanto ogni altra incombenza per decidere i termini dei pagamenti e le entità di essi spettava ai presidenti della Sommaria. Ritrovava poi presso il Toppi 634 alcuni Capitoli dei Maestri Razionali estratti dai Privilegi della Regia Zecca, in base ai quali poteva affermare che i Maestri Razionali erano nominati dai Seggi, non più di quattro per ciascun seggio e in carica effettiva per non più di sei mesi 64. Che sedessero in tribunale per suffra60

  1. Giannone, Istoria, V, p. 140.
  2. Storia civile e politica del Regno di Napoli, da servire di supplemento a quella di Pietro Giannone, Napoli, 1783.
  3. Cfr. Napoli-Signorelli, Vicende, VI, p. 271.
  4. De Origine, I, In monumentis, p. 256. 6 4 Rieletti non avevano capacità di voto, e solo se eletti all’unanimità dal Seggio, nemine discrepante, avevano voce ad praesidendum.

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