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Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo |
Ma il Giannone torna sull’argomento nel libro XXVI, ove ricostruisce e
afferma, senza riportare testimonianze, che vi erano due tribunali, quello dei Maestri Razionali e
«sin da tempi antichissimi l’altro, in cui parimenti trattavasi del patrimonio regale, chiamato Regia Camera, ovvero Regia Audientia, Curia Sommaria, e finalmente nomossi la Regia Camera della Sommaria 561.»
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Parlando, poi, dei Maestri Razionali, afferma che Giovanna I nel 1350 conferì
«loro amplissimo privilegio [...] Ma poi i razionali di quello abusandosi, e volendo stenderele loro giurisdizione nelle cause, le quali non eran della loro incombenza 572»
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la stessa regina nel 1370 restrinse la loro autorità.
Quindi il Giannone, rifacendosi alla più volte citata lettera di Alfonso del 23 novembre 1450, riporta che re Ladislao cominciò a disporre che le decisioni dei presidenti della Sommaria non dovessero essere più sottoposte all’approvazione dei Maestri Razionali, disposizione fatta propria da re Alfonso, che, in aggiunta, avrebbe tuttavia provveduto a conferire maggiore importanza alla Sommaria, affidandole le cause feudali. Per quest’ultima affermazione si richiama all’autorità del di Costanzo 583. Niente del genere vi è nel Moles e nel Toppi, e del resto vi sono documenti da cui si evince che tali cause già in precedenza erano esaminate nella Sommaria 594. Continua a citare dal di Costanzo quando parla dei presidenti legisti e idioti preposti dal re Alfonso al funzionamento della Camera, ma non può fare a meno di smentire il di Costanzo a proposito di Vinciguerra Lanario, gentiluomo di Maiori, che sarebbe stato il primo luogotenente nominato dal Magnanimo. Sul fondamento delle ricerche
- ↑ Ivi, libro XXVI, cap. V: Alfonso riordina il tribunale della regia Camera [...], V, pp. 137 sgg.
- ↑ Ivi, p. 138.
- ↑ II Giannone rimanda a Istoria, libro 18, al passo già riportato sopra a p. 40.
- ↑ L’attribuzione delle cause feudali alla Sommaria posteriormente alla cosiddetta riforma di Alfonso è smentita da numerosi documenti. Basti menzionare Monti, Studi, p. 17; Repertorium, c. l8lu; ASN, Museo 99 A, fase. 84, ce. 2l9r e v, 2%4r, 326r-329r, 528r, 540, 541, ma passim: si tratta di un cedolario, prodotto dalla Sommaria intorno al 1447, che contiene numerosi documenti riguardanti l’adoha e il relevio. Si sa che i quinterniones o quaterniones erano i volumi contenenti i privilegi feudali concessi dai sovrani; secondo Barone, / quinternioni, pp. 3 sgg., non si può dubitare che essi esistessero anche durante la dominazione angioina, benché non ne ritrovasse che due soli, di re Ladislao. In essi i privilegi regi erano trascritti con una formula consueta: «Die [...] mensis [...] indictionis [...], anno a Nativitate Domini [...] Neapoli [...] presentatum fuit suprascriptum [o infrascriptum] privilegium in regia Camera Summarie per [il nome di colui che li presentava] ac de mandato domini Magni Camerari annotatum penes tesaurarios per me [il nome del conservatore]». Tale formula consente di osservare che la Sommaria era competente anche per la materia feudale. Il Barone non è certo che i documenti più antichi risalenti fino a Giovanna I siano stati depositati nella Sommaria contemporaneamente alla loro emanazione e non piuttosto in età successiva, dietro richiesta degli interessati che in tal modo intendevano rafforzare la consistenza delle loro rivendicazioni. Tuttavia non può fare a meno di osservare che qualche diploma risaliva proprio al tempo in cui era stato concesso, in particolare uno di Giovanna II dell’anno 1433.
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