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Introduzione


Va d’altra parte considerato che il Nasturzio non dovette compiere di persona il lavoro di reperimento dei fasci e di redazione degli excerpta, ma piuttosto sovrintendere ad esso 191. La schedatura di un così gran numero di registri certo dovette indurlo a ricercare la collaborazione di numerosi scrivani che solo gradualmente poterono giungere ad approntare il testo nella sua versione definitiva, redigendo prima numerosi repertori preparatori relativi a un minor numero di fasci 20.2 Il Repertorium Alphabeticum rappresenta, con ogni probabilità, una delle tappe di quell’annosa e faticosa ricerca. Esso avrebbe poi subito sorte non dissimile da tanti altri registri della Sommaria, il cui Archivio,

«oltre all’aver sofferta la disgrazia ben nota nella rivoluzione del 1702, è anche manchevole di moltissimi volumi, registri, notamenti, e scritture, che di tempo in tempo passarono in mano de’ Ministri di essa Regia Camera, e de’ Reggenti nel Regio Collateral Consiglio, e che poi per incuria non furono fatti restituire 213

1.4 Contenuto del registro

Ma è opportuno tornare a un esame più dettagliato e minuzioso del Repertorium, così che se ne possa avere un quadro, in qualche modo più completo. In esso oltre che due grafie sono evidenti più parti.

I primi 88 fogli, scritti dalla stessa mano, presentano due repertori alfabetici: il primo da c. 1 a c. 28, nell’insieme completo dalla A alla Zeta (da Ambasciatori a Zecca), è, rispetto agli altri, meno ricco di voci ma più particolareggiato nei riferimenti ai documenti, a cui appare più legato; il secondo, in un ordine alfabetico appena accennato e spesso trascurato, per il bisogno di aggiunte e precisazioni, si estende fino alla c. 88: esso è più abbondante di notazioni e di dati, ma meno particolareggiato nelle indicazioni e soprattutto nelle trascrizioni di parti di documenti.

A volte, nell’ambito dello stesso repertorio sono forniti i medesimi dati, come alla c. 1:

«Abbatia sancte Marie de la Grande de la Terza: che lo territorio se ne servono le iomente de la Corte ad pascolare. Vide in libro magno moderno f. XXX,»
  1. A Pietro Masturzo o Nasturzo fu anche indirizzato, in quegli anni, il provvedimento riportato da Barone, I quinternioni, p. 15: «Pietro Masturzo, procuratore fiscale di Camera. Ordine di D. Pietro di Toledo viceré di Napoli, sotto l’ultimo di novembre 1545, dicendo che essendosi trasportata la r. Camera nel Castello Capuano e con essa tutte le scritture del Real Patrimonio se incarrica al detto, che con scrivani a sua soddisfatione procuri d’assortire et collogare dette scritture e taccile cosire et ordinare età».
  2. Nel Repertorium, alla c. 307, è riportato un excerptum tratto da un registro del 1554.
  3. Pecchia, Storia, p. 170. Non diversamente già Toppi, Biblioteca, p. 366 (ma erroneamente numerata 356).

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