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1. II manoscritto


1.1 Caratteri codicologici

Il Repertorium Alphabetìcum Solutionum Fiscalium Regni Siciliae è il manoscritto XXVIII B 1 della biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria. Si tratta di un registro cartaceo del XVI secolo, composto di [IV] +354+ [IV] fogli dello spessore di 0,13 + 0,19 mm. e delle dimensioni di 303-3 x 207-2 mm. I filoni disposti verticalmente distano tra loro da 31 a 25 mm. e venti vergelle occupano lo spazio di circa 16 mm.; la filigrana, dell’altezza di 63 mm. e della larghezza di 40 mm., si presenta sotto forma di un’ancora posta all’interno di una doppia cerchiatura, a cui è legata da una linea sottile una stella marina a sei braccia 11. La carta, di colore bianco, è ingiallita dall’usura del tempo e dall’umidità, le cui tracce crescono progressivamente dalla c. 178, dove sono rilevabili nella zona centrale, fino a espandersi all’intera superficie dalla c. 187, e fino a rendere, dalla c. 233, il manoscritto di assai difficile lettura per le frequenti lacerazioni e forature delle fibre della carta, dovute anche alla proliferazione degli agenti patogeni, favorita dalle forti oscillazioni nei valori di umidità relativa nei magazzini di conservazione.

Sulla destra del margine superiore dei fogli è apposta una numerazione progressiva e senza interruzioni, della seconda metà del XVIII secolo, della stessa mano che alla c. 1 ha aggiunto in alto a sinistra in margine (da qui il nome con cui è catalogato il codice): {{quoteRepertorium Alphabetìcum Solutionum Fiscalium vel Exemptionum a Solutionibus Fiscalibus Regni Siciliae Cisfretanae 22, vulgo Neapolis. Manuscriptum. Saec. XV. Sane Servandum. Kalephatus.}}

  1. Non è stato possibile identificarla con gli esempi riportati nel repertorio di Briquet, Les Filigranes. Un tipo ad essa analogo si ritrova a Mantova negli anni 1589-1590, ed è attestato in Piccard, Wasserzeichen, p. 236, n. 391.
  2. Cisfretanae = Al di qua dello stretto. E noto che Cesare e Cicerone chiamarono lo stretto di Messina Fretum Siciliae e Fretum Siciliense, e che di espressioni analoghe si servirono Lucrezio e Varrone (inter Italiani et Siciliani qui estfretus, inter Rhegium et Messanam, 7, L.L., 22). Poiché il Fretum Siculum fu il primo ad essere conosciuto dai romani e fu il più frequentato da loro, esso divenne Fretum per antonomasia, e di tale espressione oltre a Cicerone e Cesare, si servirono anche Orazio, Svetonio e Floro; cfr. Forcellini, Lexicon, II, pp. 538-539. Tale uso si conservò nel corso dei secoli come è attestato dalla tradizione cartografica. Basti l’esempio della raffigurazione di Pirro Ligorio, che segna Fretum Mamertinum, nunc el Faro di Messina. A Fretum, da cui l’aggettivo fretanum, è preposto Cis-, preposizione con accusativo spesso congiunta con i nomi dei luoghi o con gli aggettivi da essi derivati. Sono attestati Cisalpes, Cisalpinus, Cisalpicus, ma anche Cismare, Cismontanus, Cispadanus, Cisrhenanus. L’uso riprodotto in italiano ha dato luogo a infiniti composti. In Giannone (Istoria Civile del Regno di Napoli) è frequentissimo l’uso dell’aggettivo cistiberino per indicare l’Italia a Sud del Tevere. Nel latino giuridico era attestato l’uso di Cistiberis, -e.

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