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Prefazione

sarebbe intervenuta una grande mutazione dei concetti sociali e politici, che, come scrive Reinhart Koselleck nella Einleitung ai Geschichtliche Grundbegriffe1, avrebbe reso inadeguato il nostro orizzonte concettuale e definitorio per comprendere la realtà dell’Europa pre-moderna. Brunner si propose perciò sin dall’inizio delle sue ricerche di ridefinire quei concetti rispetto al tempo, e quindi in un certo senso di ridefinirli tour court. Questa consapevolezza, che lo sollecitò a dare un fortissimo impulso alla Begriffsgeschichte, con la pubblicazione, insieme a Werner Conze e a Reinhart Koselleck, dei Geschichtliche Grundbegriffe, lo spinse, contemporaneamente a quanto avveniva nella storiografia degli altri paesi europei, a prendere polemicamente le distanze dagli astratti formalismi del pensiero giuridico, rappresentato in Germania da Rudolph Sohm, Georg Below e dagli esponenti del cosiddetto Trennungsdenken positivistico2. Questa tradizione di pensiero, che trovava ancora nel secondo dopoguerra autorevoli rappresentanti in sociologi, politologi e storici, come Alfred Weber, Hermann Heller, Carl Schmitt e Heinrich Mitteis3, concepiva lo stato come un sistema di norme astratte, come un puro apparato di forza e di coercizione, separato dal resto della società. Enfatizzava, dunque, il momento dell’unità politica e del comando, considerando lo Ständestaat (Stato per ceti) come una forma imperfetta sulla strada della assolutizzazione del potere, di cui il principe assoluto rappresenterebbe il primo e più compiuto modello. Opponendosi ad essa, Brunner proponeva un modello di società secondo cui i ceti "sono" e non "rappresentano" il territorio, e in cui il loro rapporto col signore territoriale si basa sulla Mitregierung, vale a dire sulla cooperazione e collaborazione all’attività legislativa.

Non è questa la sede per ripercorrere le tappe di un vivace dibattito storiografico che da molti decenni è in corso nei diversi paesi d’Europa e oltreoceano e che ha prodotto moltissime ricerche, caratterizzate dal consapevole intreccio dell’analisi delle strutture sociali con la ricostruzione dell’organizzazione del potere. Mi limito a ricordare che se fino agli anni Settanta del secolo scorso la storia dello "stato" e delle strutture amministrative era

    nuova; ma soprattutto idem, Terra; idem, Vita nobiliare.

  1. Geschichtliche Grundbegriffe, l, p. XV sg. Cfr. su questo problema anche il saggio Zum Verhàltnis von Vergangenheit und Zukunft in der neuren Geschichte in Koselleck, Vergangene, pp. 17-104, trad. it, pp. 11-87. Koselleck, che è partecipe di quel grande dibattito sulla "secolarizzazione" (Karl Lowith) che da più di quarant’anni anima la cultura tedesca, ritiene che il grande mutamento concettuale fu provocato dall’accelerazione del tempo storico che, sollecitato dal progressivo dispiegarsi della tecnica in ogni settore della vita umana. L’accelerazione del tempo storico e la concomitante "denaturalizzazione" delle tradizionali concezioni della storia hanno prodotto un restringimento dello "spazio d’esperienza" e una dilatazione delforizzonte d’attesa", che ha reso inadeguato l’orizzonte concettuale premoderno per comprendere il nuovo presente che appare ormai sempre più complesso e veloce. Ho discusso questo problema in modo più approfondito in Delle Donne, Nel vortice.
  2. Sohm, Das Verhàltnis; idem, Die frànkische; idem, Die sozialen; Below, Der Deutsche; idem, Territorium; idem, Der Ursprung.
  3. Alfred Weber, Kulturgeschichte; Heller, Staatslehre; idem, Staat; Schmitt, Dottrina; sullo stato moderno come apparato tecnico neutrale: idem, Hobbes; Mitteis, Lehnrecht; idem, Der Staat.

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