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in Brema, e quì da me s’intraprese un simile travaglio. Si convenne da tutti e tre, che le osservazioni non si potevano affatto rappresentare da un arco parabolico, quale sogliono generalmente descrivere le Comete. Per lo che in una ellissi furono calcolate dal Dottor Burkardt; dal Dottor Olbers, e da me in un cerchio, persuasi l’uno e l’altro, che fosse pressochè inutile un calcolo rigoroso ellittico, attesa la picciolezza dell’arco osservato. Gli elementi ellittici di Burkardt non rappresentavano in una maniera soddisfacente, che poche osservazioni; i circolari del Dottor Olbers ne differivano di due in tre minuti, i miei vi si avvicinavano assai più, in poche solamente arrivando la differenza ad un minuto. Da tutto ciò altri volevano dedurne, che le osservazioni fossero poco esatte, e quindi che niente per esse si potesse stabilire pensavano altri, che sì fatta discordanza provasse più tosto, che l’Astro era veramente una Cometa.