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libro quinto 81

timo de’ Cumei fabbricato sopra un’altura; ma nel tempo della guerra di Annibale i Romani vi collocarono una colonia, e cambiandole il nome la dissero Puteoli, o dai pozzi che vi sono, o secondo altri dalla puzza che mandano le acque in tutto il paese che stendesi fino a Baja ed all’agro Cumano, pieno di solfo, di fuoco e di acque calde. E alcuni tengono che per questo motivo il territorio di Cuma sia stato detto Flegreo; e che questi fuochi e queste acque calde abbiano dato luogo a quello che si racconta dei Giganti colpiti dal fulmine e atterrati in quella regione. Del resto Dicearchia è divenuta un grandissimo emporio, con buone stazioui di navi che furono agevolmente costrutte per la natura della sabbia di que’ dintorni, la quale meschiata con certa misura alla calce si collega e fa presa con quella; sicchè meschiando al cemento quella polvere sabbionosa poterono piantare argini dentro il mare, e dar alle piagge aperte forma di golfi, dove poi si potessero introdurle con sicurezza le più grandi navi da carico. Al di sopra di questa città s’apre il Foro di Vulcano, una pianura tutta circondata da monti ardenti, i quali in più luoghi spirano fiamme quasi da camini, con uno strepito simile al tuono. Ed anche la pianura è piena di cave di solfo.

Dopo Dicearchia vien Napoli che fu prima de’ Cumei: appresso vi si trasferirono anche dei Calcidesi, ed alcuni delle Pitecuse e d’Atene; per che poi la chiamarono Nuova-città1. Quivi si suol mostrare il mo-

  1. Questo appunto significa la parola Νεάπολισ.
Strabone, tom. III. 6