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libro quinto 77

tilità deve aver mossi parecchi a contenderselo. All’ultimo poi i Campani rimasti padroni della città, ne vilipesero gli abitanti in tutte maniere, e si mischiarono colle loro consorti. Nondimeno vi restano ancora molte tracce dell’ellenica civiltà, così nelle sacre come nelle civili istituzioni. Alcuni dicono che quella città fu denominata Cuma dai fiotti1 che rompono alla vicina spiaggia tutta aspra di scogli, e lungo la quale v’ha luoghi di abbondevolissima pescagione. In questo golfo avvi anche una selva tutta d’arbusti, che si stende per uno spazio di molti stadii, senz’acqua e sabbiosa, denominata Selva Gallinaria. Quivi i comandanti delle navi di Sesto Pompeo ragunarono insieme i pirati quand’egli mosse a ribellione la Sicilia.

Vicin di Cuma è il promontorio Miseno, e frammezzo sta il lago Acherusio ch’è un pantanoso diffondimento di mare. A chi abbia oltrepassato il Miseno si presenta subito un porto sotto il promonlorio stesso; dopo del quale la spiaggia si curva e fa un golfo di grande profondità. Quivi si trovano e baje ed acque calde opportune così al diletto come alla cura de’ mali. Alle baje tien dietro il seno Locrino, e più dentro terra l’Aorno2 che fa una penisola di tutto il promontorio finito nel capo Miseno, inoltrandosi dentro terra e per-

  1. Nel greco la probabilità di questa etimologia si fonda sulla somiglianza fra Κύμη (la città di Cuma) e κύμα flutto; come chi dicesse in italiano che Cuma deriva da schiuma.
  2. Καὶ ἐντὸς τούτου ὁ Ἄορνος. Potrebbe forse voler dire che il seno Aomo (il Lago d’Averno) è dentro il Locrino; ma l’altra spiegazione pare preferibile.