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libro quinto 61

libertini, e ponendo per evitare le rovine una legge, che non si possa costruire lungo la pubblica via alcun edifizio la cui altezza ecceda i settanta piedi. Tuttavolta sarebbe impossibile effettuare tutte le riparazioni occorrenti se loro non abbondassero le miniere ed i boschi, ed i mezzi per trasportarne in città gli oggetti che fan di mestieri.

Questi sono i vantaggi che la natura del paese somministra alla città di Roma; ma i Romani ne aggiunsero molti altri co’ loro provvedimenti. E nel vero gli Elleni sono in fama di avere felicemente fondale le loro città perchè guardarono alla bellezza, alla fortezza, ai porti, alla fertilità dei paesi: ma i Romani provvidero principalmente a quelle cose le quali gli Elleni neglessero, come sono le strade lastricale, gli acquidotti e le cloache per trasmettere nel Tevere le immondezze della città. Fecero poi strade anche nel restante del loro territorio spianando colli ed empiendo cavità, per modo che i carri potessero diffondere nelle provincie quanto veniva recato per mare sopra le navi nei porli; e costrussero al di sotto delle strade siffatti canali che possono qualche volta servir di passaggio per sino a carri carichi di fieno. E tanta è l’acqua degli acquidotti, ch’essa scorre per la città e pe’ canali sotterranei a guisa di fiumi: e quasi ogni abitazione ha cisterne, canali e serbatoj in gran numero, delle quali cose ebbe grandissima cura M. Agrippa che ornò la città anche di molti altri monumenti. A dir breve, gli antichi badarono poco alla bellezza di Roma, intenti alle cose di maggiore importanza e necessità; ma quelli che ven-