Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 3.djvu/58

50 della geografia di strabone

del fratello la imprigionò invece di farla morire, ed espose i neonati nel Tevere secondo il patrio costume. Dicono pertanto che costoro fossero figliuoli di Marte, e che sendo esposti fu veduta una lupa che li allattava finchè poi Faustolo, uno dei pastori di quel luogo, avendoli tolti di là, gli allevò (e vuolsi intendere che qualche ricco signore fra i soggetti di Amulio li prese con sè e li nutrì), chiamandone l’umo Romolo e l’altro Remo. Fatti poi uomini assalirono Amulio e i suoi figli, e dopo averli tolti di mezzo, ed avere restituita a Numitore la signoria, se ne tornarono al luogo della loro dimora e fondarono Roma in un sito proposto loro dalla necessità anzichè scelto: siccome quello che non era forte per natura, nè aveva un terreno proprio e sufficiente a nutrire una città, e nemmanco uomini che l’abitassero. Perocchè i circonvicini abitavano separati, e sebbene contigui alle mura della fondata città, non si accomunavano molto cogli Albani. Tali erano quei di Collatra, Antemua, Fidene, Labino, ed altri luoghi siffatti che allora erano piccole città, ed ora sono borghi e possedimenti d’uomini privali, a poco più di trenta o quaranta stadii da Roma. E nel vero tra la quinta e la sesta di quelle pietre che indicano le miglia da Roma avvi un luogo denominato Festi; il quale suol essere mostrato come il limite del territorio romano a que’ tempi; e quivi del pari che in parecchi altri luoghi creduti anch’essi confini, i custodi de’ sacri archivii1 fanno in un giorno determiuato un sagrificio detto Abarunia.

  1. I Ieromnemoni, Ἱερομνήμονες. — Rispetto al nome del sa-