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libro quinto 49

città e la disse Lavinio dal nome della propria figliuola. Tornati poscia i Rutoli un’altra volta alla pugna, Latino vi perdette la vita; ma Enea rimasto vittorioso regnò invece di lui, è chiamò Latini quanti gli erano soggetti; e quando furono morti Enea ed Anchise, Ascanio edificò Alba sul monte Albano, distante da Roma quanto Ardea; e quivi i Romani insiem coi Latini formando una sola e comune signoria sogliono sagrificare a Giove, preponendo nel tempo di quel sagrificio alla città qualcuno de’ giovani più illustri1. Quattro cento anni dopo2 raccontansi le cose di Amulio e di Numitore suo fratello, in parte favolose, in parte più vicine alla credibilità. Costoro ereditarono a comune dai discendenti d1 Ascanio la signoria d’Alba che si stendeva fino al Tevere: ma Amnlio ch’era il più giovane, scacciato il fratello maggiore, occupò solo il regno; ed essendovi un figlio ed una figlia di Numitore, quello uccise a tradimento nella caccia, questa (acciocché non avesse a lasciar figliuoli) fece sacerdotessa di Vesta, obbligandola per tal modo alla verginità. Costei chiamavasi Rea Silvia. Ma la scoperse poi violata, sicché le nacquero due figliuoli gemelli: pure in grazia

Strabone, tom. III. 4
  1. Il Siebenkees crede che tutte queste parole riguardanti il sagrificio (o le Ferie Latine) siano una interpolazione: e gli Edit. franc. notano che in un loro bel manoscritto non si leggono le parole preponendo, ecc. Il Falconer nella sua bellissima edizione (Oxonii, 1807) non fa verun cenno di questo dubbio del Siebenkees.
  2. O piuttosto: Trecento anni.