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il primo discende da Arezzo, non unito ma diviso in tre canali; l’altro discorre dai monti Apennini. Dove poi sboccano tutti e due in un solo canale, s’innalzano tanto per la contrarietà de’ loro urti, che quelli i quali stanno sulle due sponde non si posson vedere l’un l’altro. Quindi riesce difficile il navigarvi a chi vi entra dal mare; e lo spazio pel quale vi si può far viaggio all’insù è di circa venti stadii. Favoleggiano poi che quando primamente cotesti fiumi cominciarono a discender dai monti, gli abitanti di quelle regioni s’adoperarono per impedire che non confluissero in uno, acciocchè non accadesse che il paese ne fosse inondato: ma i fiumi promisero di non traboccare, e custodirono la data fede. Pare che Pisa abbia avuta un tempo buona fortuna, e non è ignobile nemmanco adesso a motivo della fertilità del terreno, delle cave di pietre, e del legname di cui gli abitanti anticamente valevansi nelle cose del mare. Perocchè da un lato essi erano più guerreschi degli altri Tirreni, dall’altro erano tribolati dai Liguri, pessimi vicini che loro stavano a fianco. Ora poi la maggior parte di quel legname consumasi negli edifizii di Roma, ed anche nelle ville che i Romani costruiscono a somiglianza delle reggie di Persia.

Il territorio de’ Volterrani è circondato dal mare. Il luogo dove la città è fondata è un colle alto e scosceso tutto all’intorno, che s’innalza nel mezzo di una valle profonda, ed ha la cima piatta su cui è piantato il muro della città. La sua altezza è di quindici stadii, tutta scabra e diffìcile. Ivi si congregarono alcuni Tirreni ed alcuni dei proscritti da Silla; e compostisi in