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libro quinto | 29 |
quella città pel valore e per la giustizia, giacchè si astenne dai ladronecci sebbene fosse potente, e consacrò a Delfo il tesoro detto degli Agillei: chè in antico nomavasi Agilla quella città che ora è Cere; ed è fama che la fondassero que’ Pelasghi che vennero colà dalla Tessaglia. Quando poi que’ Lidi che pigliarono il nome di Tirreni mossero guerra agli Agillei, uno di loro accostandosi al muro domandò qual fosse il nome della città; al quale uno dei Tessali ch’erano sulle mura, in luogo di risposta, gridò Cere (cioè addio): e i Tirreni ricevendo l’augurio, com’ebbero presa la città, sostituirono questo nome all’antico. Ma ora d’una città così splendida e così illustre rimane sol qualche avanzo; e sono invece più popolate le terme ad essa vicine, e denominate Terme Ceretane, a motivo di coloro che vi concorrono per curar la salute.
Che i Pelasghi fossero un’antica gente diffusa per tutta quanta l’Ellade, ma principalmente fra gli Eolii della Tessaglia, è cosa riconosciuta quasi da tutti. Eforo poi dice che costoro, per essere una schiatta discesa dagli Arcadi, abbracciarono una vita militare; ed avendo attirati a sè molti altri, ai quali tutti comuni-
τοὺς μὴ μετέχοντας τῆς ἰσονομίας, εἰς τὰς δέλτους ἐξώριζον τὰς Καιρετανῶν. E la traduzione francese: Contens d’avoir donné aux Caeretani le droit de bourgeoisie, ils ne les inscrivirent point parmi les citoyens Romains, ecc. Non è meraviglia (soggiungono poi quegli Edit.) se Strabone parla oscuramente di queste cose, quando anche gli Scrittori romani ci lasciano nella dubbiezza, e i critici moderni non sanno recarvi bastevol luce.