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libro quinto | 23 |
mini attraversando la Tirrenia e l’Umbria; l’altro quella che da Arimini va fino a Bologna e poi fino ad Aquileia lungo le radici delle Alpi e costeggiando le paludi.
I confini, da cui questa regione che noi chiamiamo Celtica cisalpina è separata dal restante d’Italia, erano una volta quella porzione del monte Apennino che già mostrammo imminente alla Tirrenia, ed il fiume Æsis; più tardi invece fu il Rubicone1: e tutti e due questi fiumi mettono foce nell’Adria. Della bontà di questi luoghi sono indizio così la molta popolazione, come la grandezza e la ricchezza delle città; pel che i Romani ch’ivi abitano sono superiori a tutto il restante d’Italia. Perocchè la terra che quivi coltivasi produce in gran copia frutti di ogni maniera; e le selve abbondano tanto di ghiande, che delle mandre di porci ivi allevate si nutre la maggior parte della cittadinanza di Roma. È anche notabilmente ferace di miglio per essere abbondevole d’acqua: e questo è grandissimo preservativo dalla carestia; perocchè il miglio resiste a tutte le mutazioni dell’aria, nè manca giammai, quando bene vi sia penuria d’ogni altro grano. V’è anche in quelle contrade una mirabile quantità di pece. Dell’abbondanza del vino fan testimonio le botti, le quali sono di legno2