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libro quinto 19

l’Italia. Nel mezzo sta il castello Tergeste1 a cento ottanta stadii da Aquileia. Ed è la città di Pola situata in un golfo formato a somiglianza di un porto, con alcune isolette comode per approdarvi e fertili. La fondarono anticamente i Colchi spediti a raggiunger Medea, i quali non essendo riusciti nell’impresa loro affidata, si condannarono da sè medesimi all’esilio, e (come dice Callimaco) diedero a quel luogo il nome di Pola, che in greco si tradurrebbe città degli esuli.

Le varie parti adunque situate al di là del Po le abitano gli Eneti e gl’Istrii fino a Pola. E al di sopra degli Eneti sono i Carnii, i Cenomani, i Medoaci ed i Simbri2. Alcuni di costoro furon nemici dei Romani, ma i Cenomani e gli Eneti si collegarono invece con quelli, così prima della guerra di Annibale (allorchè guerreggiarono contro i Boj ed i Simbri) come anche dopo. I popoli poi abitanti al di qua del Po tengono tutto il paese circondato dai monti Apennini e dalle Alpi fino a Genova ed ai così detti Vada Sabbatorum3; e sono i Boj, i Liguri, i Senoni e i Gesati per la maggior parte. Essendo poi discacciati i Boj e distrutti i Gesati e i Senoni, rimasero le tribù Ligustiche e le colonie dei Romani. Con questi si frammischiò anche una tribù di Umbrii, e in qualche luogo anche di Tirreni. Perocchè tutte e due queste nazioni, prima

  1. Trieste.
  2. Molte opinioni si trovano intorno a questo nome di Simbri, il quale è probabilmente una corruzione della voce Insubri.
  3. Ora Vada.