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libro settimo | 199 |
è da dirsi anche rispetto alla maggior parte degli altri abitanti di quella regione.
Le tende dei nomadi sono di feltro e piantate su’ carri sui quali abitano; e intorno alle tende stanno le pecore, d’onde traggono latte, cacio e carni per vivere. Costoro trasferendosi di luogo in luogo van dietro sempre a’ pascoli erbosi; l’inverno nelle paludi circonvicine alla Meotide, la state nelle pianure. Tutto poi quel paese è freddissimo fino ai luoghi posti sul mare fra il Boristene e la bocca della Meotide. Fra i siti marittimi sono più settentrionali la bocca già detta della Meotide, e più ancora quella del Boristene, l’intimo seno del golfo Tamirace o Carcinite dov’è l’istmo del gran Chersoneso1. E sebbene trattisi di pianure, nondimeno il rigore del clima si fa manifesto da ciò, che non vi nascono asini, per essere questo animale intollerante del freddo; e i buoi o vi nascono senza corna, o loro le tagliano colla lima, perchè questa parte mal può resistere al freddo. E i cavalli colà sono piccoli e le pecore grandi. Oltrechè soglionsi spezzare anche l’idrie di rame congelandosi i liquori in esse contenuti. Ma l’intensità del gelo si scorge principalmente in quello che avviene presso alla bocca della Meotide: perocchè il braccio di mare tra Fanagoria e Panticapea2 si carreggia diventando duro e facendosi strada.