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mare Adriatico vennero per desiderio di amicizia e di ospitalità ad Alessandro. Il quale avendoli amorevolmente accolti, li domandò in un banchetto, qual cosa sopra ogni altra temessero; immaginandosi che dovessero parlare di lui: ma quelli invece risposero che niuna cosa temevano, se già non fosse che il cielo precipitasse sopra di loro; ma che nondimeno facevan grandissimo conto dell’amicizia d’un uomo grande qual egli era. Or questi ben sono indizj della semplicità di quei barbari, vedendosi da una parte un medesimo principe non permettere ad Alessandro di approdare all’isola già detta, e nondimeno inviargli regali e fare amicizia con lui; e dall’altra alcuni uomini i quali dichiarano di non temer nulla, e tuttavolta considerano come cosa d’altissimo pregio l’amicizia degli uomini grandi. Al tempo dei successori di Alessandro fu re dei Geti un certo Dromichete. Costui avendo fatto prigioniero Lisimaco che gli avea mossa guerra, gli fece conoscere la povertà sua propria e di tutta la nazione, e nello stesso tempo con quanta contentezza la sopportassero; consigliandolo di non fare la guerra ad uomini di tal condizione, ma di volere piuttosto averseli amici. E dopo queste parole lo presentò de’ soliti doni ospitali, conchiuse un trattato di amicizia con lui, e lo rimandò a’ suoi paesi. E Platone nella Repubblica è d’opinione che si debba fuggire il mare siccome maestro di malvagità da chiunque vuol dare a qualche paese un governo bene ordinato, e starne molto da lungi.

Eforo nel quarto libro della sua storia intitolato l’Eu-