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grandi vie di terra e non ebbero notizia della navigazione. Concordando pertanto con queste accuse Apollodoro dice che «Omero chiamò pietrosa l’Aulide com’essa è da vero; montuosa Eteone; altrice di colombe Tisbe; erbosa Aliarto: ma poi non conobbe con pari precisione i luoghi lontani; e così pure non li conobbero gli altri. Quindi mentre vi sono circa quaranta fiumi che mettono foce nel Ponto, egli non fece menzione nè anche di uno fra i più ragguardevoli, quali sarebbero l’Istro, il Tanai, il Boristene, l’Ipani, il Fasi, il Termodonte, l’Ali. E non ricordò neppure gli Sciti, se non solamente in generale i celebri Ippemolghi e i Galattofagi e gli Abii. Rispetto ai Paflagoni parlò di quelli che abitano nei paesi mediterranei secondo le relazioni di coloro che dalla parte di terra entrarono in que’ paesi; ma non conobbe quelli che stanno lungo la spiaggia: e questo fu ben naturale. Perocchè allora quel mare non era navigabile, e chiamavasi Axeno1 a cagione del suo essere tempestoso e delle nazioni ond’era abitato all’intorno, principalmente dagli Sciti, i quali avevano in costume di sagrificare i forestieri, mangiarne le carni, e servirsi dei loro cranii invece di tazze. In progresso poi di tempo si disse Eussino, dopo che gl’Ionii vi fondarono delle città lungo la spiaggia. Nello stesso modo Omero ignorò anche le cose spettanti all’Egitto ed alla Libia, come a dire le inondazioni del Nilo e il riflusso del mare, di che

  1. Val quanto dire Inospite: il contrario di Eussino che significa Ospitale.