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libro sesto | 163 |
alcuni Arabi, si trovino ora sotto i Romani o sotto princìpi che hanno ricevuti da quelli.
Gli Armeni, ed i popoli situati al di là della Colchide, gli Albani e gl’Iberi, non hanno d’uopo oggimai se non di chi sia mandato a governarli, e facilmente si possono contenere nell1 obbedienza, sebbene vedendo i Romani intenti a tutt’altre imprese si mostrino vaghi di novità. Lo stesso avviene anche di coloro che al di là dell’Istro abitano intorno all’Eussino, eccetto quelli del Bosforo e i Nomadi; perciocchè i primi di costoro ubbidiscono; e contro gli altri, come gente da nulla e insociabile, occorre soltanto un presidio.
Le altre nazioni sono per la maggior parte Sceniti e Nomadi1, e stanno molto da lungi. Ben è il vero che i Parti sono confinanti coll’imperio e di grandissima potenza; ma nondimeno cedettero ai Romani ed alla superiorità dei principi onde sono governati ai dì nostri, tanto che non solamente inviarono a Roma i trofei innalzati una volta contro i Romani, ma Fraate re loro commise a Cesare Augusto i proprii figli e nipoti pei guadagnarsene con tali ostaggi l’amicizia. Oggidì poi i Parti sogliono commettere ai Romani l’elezione di chi li dee governare; e per poco non sottopongono ai Romani stessi ogni loro cosa2. Del resto la bontà del governo e dei governanti impedì che l’I-