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libro sesto 147

come fratelli) ordinarono solamente a coloro i quali dovevano sollevare il berretto di allontanarsi dalla piazza. Allora i Partenii accorgendosi ch’era stato scoperto quanto essi avevano meditato, si ritrassero dall’impresa; e i Lacedemoni per messo de’ padri li persuasero ad uscir della patria per fondare altrove una colonia: e se trovassero un luogo opportuno quivi fermassero la loro sede; se no, ritornando, otterrebbero la quinta parte del territorio di Messene. Costoro per tal modo inviati l’abbatterono negli Achèi che avevano gnem co* barbari, ed entrati con essi a parte di quel pericolo, fondarono Taranto.

I Tarentini si governarono democraticamente e «furono un tempo fortissimi1: il loro navile fu il maggiore che si sapesse in que’ luoghi; e mandavano fuori trenta mila fanti, tremila soldati a cavallo, e mille ippfarchi. Adottarono la filosofia pitagorica; principalmente Archila che presiedette per molto tempo alla città. Ma prevalse col tempo il lusso introdotto dalla prosperità, sicchè presso di loro nel corso dell’anno si celebravano più pubbliche feste che non sono i giorni.

Di qut poi si corruppe il loro governo: e ne fa prova una delle cattive loro istituzioni, cioè quella di affidarsi a capitani stranieri: perocchè chiamarono Alessandro Molosso per inviarlo contro i Messapii e i Leucani;

  1. Da principio (dicono gli Edit. frane.) dee credetti che Taranto fondata da una colonia spartana non si governasse affatto popolarmente; e può congetturarsi che questa mutazione accadesse verso l’anno 473 avanti l’E. V.