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libro sesto 145

darono Falanto a consultare l’oracolo, in qual luogo potesse condurre una colonia e l’oracolo rispose: Ti concedo di abitare Satireo e il pingue paese di Taranto, ed essere il flagello de’ Japigii. Vennero dunque i Partenii insiem con Falanto a cotesti luoghi, dove li accolsero così i barbari come i Cretesi che n’erano possessori. Costoro, per quanto si dice, eran venuti con Minosse nella Sicilia e dopo la morte di lui, accaduta in Camico presso Cocalo, partitisi dalla Sicilia furono da una tempesta sospinti colà; d’onde poi alcuni proseguendo per terra il loro viaggio lungo l’Adriatico, giunsero fin nella Macedonia, e si denominarono Bottiei. Dicesi inoltre che tutti i popoli fino alla Daunia furono detti Japigii da quel Japige che nacque, come si narra, a Dedalo da una donna cretese, e divenne poi capo di quei di Creta. E la città di Taranto ebbe il sno nome da quello di un eros; ina intorno alla sua fondazione Eforo dice così. I Lacedemoni mossero guerra ai Messenii che loro avevano ucciso il re Teleclo venuto a Messene per cagione di sagrifizii, e giurarono di non ritornare alla patria se o non avessero prima distrutta quella città, o non fossero tutti rimasti uccisi. Mentre pertanto attendevano a quella spedizione lasciarono custodi di Lacedemone i più giovani e i più vecchi dei cittadini. Ma dopo dieci anni di guerra le mogli congregatesi insieme mandarono alcune di loro ai mariti rimproverandoli che guerreggiassero contro i Messenii a disuguali condizioni: perocchè quelli restando nelle case loro procreavansi de’ figliuoli,

Strabone, tom. III. 10