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rimpetto al Lilibeo, e ad Aspi città cartaginese (i Romani la chiamano Clipea) nel mezzo d’entrambe, alla distanza anch’essa di ottantotto miglia. Dinanzi alla Sicilia e alla Libia trovasi anche Egimanro con altre piccole isolette; ma delle isole basti quanto abbiam detta sin qui.


CAPO V. 


Ultima parte dell'Italia in cui sono comprese la Japigia e l'Apulia generalmente dette. — Della Japìgia o Messapia. — Della città di Taranto. — Del territorio de Salentini. — Circuito della penisola ond'è formata la Japigia; e sue città mediterranee. — Di Brentesio e delle strade che muovono da quella città. — Dell'Apulia in generale. — Paese dei Peucesii e dei Daunii. — Digressione sulle distanze assegnate dai geografi. — Paese degli Apuli propriamente detti.


Poichè abbiamo discorsa l’antica Italia fino a Metaponto, ci conviene ora parlare del rimanente; e prima di tutto seguila la Japigia. Gli Elleni la chiamano anche Messapia e gli abitanti in parte si chiamano Saleutini (e son quelli intorno al promontorio Japigio), in parte Calabri. Al di sopra di costoro verso il settentrione stanno i Peucezii; poi quelli che nel greco linguaggio sono denominati Daunii: ma i nativi di quella regione chiamano Apulia tutto il paese al di là dei Calabri.

Alcuni poi de’ popoli onde sono abitati que’ luoghi si dicono anche Pedicli, principalmente i Peucezii.

La Messapia si spinge fuori a guisa di penisola il cui