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notte pertanto appariscono chiari fulgori dal vertice; durante il giorno è coperto di fumo e caligine. Rimpetto poi all’Etna sollevarsi i monti Nebrodi, più bassi a dir vero, ma di molto maggiore estensione. Tutta l’isola è formata d’un terreno vôto, e piena di fiumi e fuoco, somigliando in ciò (come abbiam detto) al fondo del mar Tirreno sino a Cumea. Quindi ha in più luoghi sorgenti di acque calde; fra le quali quelle di Selinunte appo Imera cono salate, e quelle d’Egesta sono buone da bere. Presso Acragante1 trovansi laghi, le cui acqu3 al gusto somigliano quella del mare, ma biella loro natura poi ne son differenti; perocchè non vi rimangon sommersi nemmanco gl’inesperti del nuoto, ma vi galleggiano a modo di legni. Nel luogo de’ Palici2 v’hanno crateri che gettano acqua la quale nell’alto si curva a foggia di volta, e cade di nuovo dentro la loro apertura. Nello speco vicino al Metauro v’ha un canale di molta ampiezza e dentrovi un fiume che occultamente discorre per uno spazio assai grande, poi shocca fuori alla superficie; siccome nella Siria l’Oronte, ch’entrato prima in un baratro fra Apamea ed Antiochia (e dicesi Cariddi) ne riesce di nuovo alla distanza di quaranta stadii: e il simile avviene al Tigri nella Mesopotamia ed al Nilo nella Libia poco discosto dalle sue sorgenti. Anche l’acqua vicina a Stimfalo va per lo spazio di circa duecento stadii sot-

  1. Girgenti.
  2. Il Silandro corresse così la voce del testo Italici (Ἰταλικοὶ). – Erano i Palici divinità vendicatrici dello spergiuro.