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deva cinque città1 in un muro di cento ottanta stadii; ma non parve necessario ch’essa occupasse di nuovo tutto quel grande circuito, e però Augusto giudicò opportuno di popolar meglio quella parte eh1 era situata verso l’isola Ortigia, e che di per sè aveva una circonferenza conveniente ad una città.

Ortigia è congiunta col continente da un ponte; ed ha una fontana detta Aretusa, la quale divien subito fiume e si getta nel mare. Ma si favoleggia che questo fiume sia l’Alfeo il quale, cominciando nel Peloponneso, e guidando la sua corrente sotterra a traverso del mare fino al luogo dov’è la fontana Aretusa, quivi sbocchi di nuovo e vada al mare. E ne fan congettura da questo, che una fiala caduta dentro quel fiume in Olimpia fu trovata a Ortigia nell’Aretusa e dall’osservarsi che questa s’intorbida quando in Olimpia si fa il sacrificio de’ buoi. Però Pindaro seguitando questa opinione disse:

Ortigia, o bel riposo
Del sacro Alfeo per l’acque d’Aretusa2.

Ed anche lo storico Timeo concorda in queste cose con Pindaro. E veramente, se prima di giungere al mare l’Alfeo si sprofondasse in qualche baratro potrebbe credersi che di quivi producesse poi il suo corso sotto terra fin nella Sicilia, salvando la sua acqua da ogni meschianza col mare, sicchè si trovasse ancor buona da bere: ma poichè invece l’Alfeo entra manifesta-
  1. Letteralmente: Era una pentapoli; Πεντάπολις γὰρ ἦν.
  2. Nem. i, v. i, trad. del Mezzanotte.