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fonde sul vertice in una specie di fango nero che si devolve giù per la montagna: quindi piglia consistenza, e si converte in pietra molare conservando lo stesso colore che aveva mentre era liquida ancora. Delle pietre abbruciate Tassi anche cenere come dei legni; ed è verisimile, che siccome la cenere dei legni conferisce alla ruta, così quella dell’Etna abbia qualche affinità colla vite.

La città di Siracusa la fondò Archia da Corinto, d’onde partissi verso quel tempo in cui fondaronsi anche Nasso e Megara. E dicono che Miscello ed Archia giunsero insieme a Delfo per interrogare l’oracolo; e domandati dal Dio se volessero piuttosto ricchezza o sanità, Archia elesse la ricchezza, e Miscello la sanità: ed allora il Dio commise al primo di fondar Siracusa, all’altro Crotone; e nel vero intervenne che i Crotoniati ebbero una città saluberrima come già dissi, e i Siracusani crebbero a tanto di ricchezza, che solevan citarsi in proverbio dicendosi de’ troppo splendidi spenditori: Non potrebbero far tanto nè anche colla decima dei Siracusani1. Mentre poi Archia navigava alla Sicilia lasciò Chersicrate della schiatta degli Eraclidi con una parte de’ suoi ad abitar l’isola che ora è Corcira, e prima si disse Scheria: il quale avendo cacciati via i Liburni ond’era posseduta quell’isola, vi

  1. Le parole del testo: Ὡς οὐκ ἂν ἐκγένοιτο αὐτοῖς ἡ Συρακοσίων δεκάτη: furono variamente tradotte. — Raccontasi che in un tempo di prosperità i Siracusani ordinarono una decima per fabbricar templi, ed altri edificii. (Edit. franc.)