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libro sesto 107

do che sono una colonia dei Locresi Opunzii. Costoro adunque, dopo avere abitato per tre o quattro anni in Zefirio, trasportarono quivi la loro città, cooperando a ciò anche i Siracusani. Ed è quivi la fontana Locria, dove i Locresi piantarono il loro accampamento. Da Reggio a Locri v’hanno seicento stadii; e questa città è posta sopra un declivio detto Esopi.

Credesi che questi Locresi siano stati i primi a valersi di leggi scritte; ma dopo essersi per gran tempo ottimamente governati, Dionigi1 cacciato da Siracusa li oppresse con ogni scelleratezza: perocchè introducendosi nelle stanze dove le giovani fidanzate abbigliavansi per le nozze, usurpava i diritti degli sposi. Raccoglieva a’ suoi festini le più belle e costringevate a correr nude dietro ad alcuni piccioni lasciati liberi senza che loro si fossero tarpate le ali; e qualche volta per maggior vituperio voleva che si allacciassero sandali inuguali, l’uno alto l’altro basso, e che così inseguissero le colombe. Ma pagò poi il fio quando ritornò in. Sicilia per ricuperarne la signoria. Chè intanto i Locresi, scacciato il presidio, si fecero liberi, e tennero in loro balìa la moglie e i figliuoli di lui (s’intendono le due figliuole, e il più giovine dei maschi ch’era però già un giovinetto; l’altro per nome Apollocrate combatteva insieme col padre nell’impresa del ritorno predetto); e sebbene Dionigi medesimo e i Tarentini per lui facessero grandi istanze affinchè, sotto quelle condizioni che più volevano, consegnassero que’ prigio-

  1. Dionigi il giovine, l’anno 357 prima dell’E. V.