Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/77


libro primo 65


Un altro errore somigliante si è quello di credere che Omero non avesse contezza dell’istmo fra il mar d’Egitto ed il Golfo d’Arabia1; e che falsamente dicesse:

                             . . . del mondo ai confini e alla remota
                             Gente degli Etiopi in duo divisa,

mentre per lo contrario ebbero il torto coloro che, venuti dopo di lui, gli rimproverarono questa espressione. Perocchè tanto è lungi dal vero ch’egli abbia ignorato quell’istmo, che io non solamente asserisco averlo lui conosciuto, ma ben anche manifestamente descritto, e che i grammatici non lo hanno inteso; cominciando da Aristarco e da Cratete, i corifei di quella dottrina. E nel vero dopo che il poeta ha detto:

                             . . . del mondo ai confini e alla remota
                             Gente degli Etiopi in duo divisa,

non sono d’accordo intorno al verso seguente: e dove Aristarco legge: Questi al levare, quelli al tramontar del sole; Cratete invece legge: O che l’uom vada a ponente, o ch’egli vada a levante; senza che questa diversità di lezione sia di veruna importanza rispetto alla tesi di ciascheduno di loro. Perocchè l’uno seguitando i matematici afferma «che la zona torrida è occupata dall’Oceano2; e che d’ambo i lati di questa zona

  1. L’istmo di Suez.
  2. Molti filosofi antichi furono d’opinione che i luoghi vicini all’equatore terrestre fossero occupati dall’Oceano, e che questo formasse colà una zona circolare che separava il nostro conti-
Strabone, tom. II. 5