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raccogliere alcune nubi, mentre tutti gli altri venti meridionali sono compresi fra gli Euri; e però ad esso risguardan que’ versi:

                             . . . . . . . . . . Come quando
                             Di Ponente il soffiar l’umide figlie
                             Di Noto aggira . . . . . . . .1.

Perocchè il poeta accenna qui il violento Zefiro che suol dissipare le leggiere nubi raccolte del Leuconoto, soggiungendo poi soltanto come un aggiunto del Noto il nome di Argeste. Così abbiamo rettificate le cose ch’Eratostene dice nel principio del primo libro di geografia.

Continuando poi nelle sue false opinioni intorno ad Omero dice anche questo, «Ch’egli non seppe nè che le bocche del Nilo son molte, nè il nome pur di quel fiume; mentre Esiodo invece lo seppe, e ne fa menzione2.» E in quanto al nome è probabile che nell’età di Omero non fosse per anco ricevuto: in quanto poi

  1. Il., lib. xi, 306. Il traduttore usa spesso il nome di Ponente in vece di Zefiro. - Il nome poi di Leuconoto, o vento bianco del sud lo composero i Greci a cagione delle nubi bianche e sottili ch’esso raccoglie.
  2. È naturale che Esiodo vissuto circa quarant’anni dopo Omero avesse in fatto di geografia più estese cognizioni di lui, portate verosimilmente in Grecia dai Cartaginesi. Oltre a ciò pare che la voce Nilo fosse un nome appellativo; e come tale si adopera tuttavia in molte parti dell’India invece di acqua. Ciò posto quello che nei tempi posteriori ad Omero fu detto Nilo d’Egitto non significò forse a’ suoi tempi se non l’acqua, il fiume d’Egitto, ovvero il fiume Egitto; ed è appunto sotto questo nome che Omero l’ha conosciuto. (G.)