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libro primo 59

questo non dice il poeta, ed accenna soltanto il caso in cui questi venti concorrono al golfo Melano1 nel mar di Tracia ch’è parte dell’Egeo. Perocchè la Tracia in quella parte dov’essa troncandosi si unisce alla Macedonia, si volge a mezzogiorno; e perchè si spinge addentro nel mare, perciò agli abitanti di Taso, di Lemno, d’Imbro e di Samotracia2 e di tutto il mare all’intorno si pare che i Zefiri spirino da quella parte: come agli abitatori dell’Attica sembra che spirino dalle rocce Scironie, dalle quali eziandio tutti i Zefiri, ma sopra tutti gli Argesti si chiamano Scironii. Questo non comprese Eratostene, sebbene avrebbe do-

  1. La descrizione che il nostro Autore avea scritta di questo golfo si è perduta. Erodoto ne parla nel lib. vii, cap. 58: e più ampiamente lo descrive Dionigi Periegeta, v. 538. – Ora dicesi Golfo di Saros. Il Mar Egeo poi è l’Arcipelago.
  2. Ora diconsi Taso, Stalimene, Imbro, Samotraki. – Le rocce Scironie menzionate poco appresso sono sul territorio di Megara fra questa città e l’istmo di Corinto. Del resto osserva il Gossellin che Strabone e il Casaubono nelle note a questo passaggio non hanno saputo ben difendere Omero. Tutta la difficoltà procede dal non essersi questi scrittori al par di Eratostene ricordati, che al tempo di Omero non sussisteva il nome di Macedonia, e che quel paese al quale fu poi attribuito apparteneva alla Tracia. Ciò posto ben si comprende come, trovandosi la Pieria, l’Emazia e la grande penisola di Calcidica dov’è il monte Atos, all’ouest e quasi alla stessa altezza della Troade, mentre quella parte di Tracia ch’è vicina all’Ellesponto è al nord di Troja, Omero ebbe ragione di dire che rispetto ai Greci, i quali erano situati di contro a questa città, Zefiro e Borea (cioè i venti dell’ouest e del nord) spiravano dalla Tracia tutti e due. (G.)